Eccezionale documento
Le confessioni di un grande
protagonista della musica del nostro tempo: Nando Bonini, il
chitarrista storico di Vasco Rossi.
“HO INCONTRATO DIO E
TUTTO E’ CAMBIATO”
di
Roberto Allegri - Foto di
Nicola Allegri
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L’ultimo “Musical” di Nando Bonini si intitola “Pane e Paradiso
missione compiuta”.
Per la prima rappresentazione è stato scelto il Teatro Sociale di
Como, (il 24 ottobre) perchè la storia si ispira alla vita e
all’opera del Beato Luigi Guanella, straordinario sacerdote
italiano, morto proprio a Como nel 1915, ma che continua a vivere e
a operare attraverso le due Congregazione religiose da lui fondate,
“I servi della carità” e le “Figlie di Santa Maria della Divina
Provvidenza”.
Nando
Bonini è uno dei grandi della musica leggera italiana.
Compositore, autore, arrangiatore, è soprattutto uno straordinario
chitarrista e tiene anche corsi per specialisti. Ma ai numerosi fans
è noto per essere il “chitarrista di Vasco Rossi”. A ventiquattro
anni, infatti, Bonini entrò nella leggendaria “Steve Rogers band”,
il gruppo storico di Vasco, e fino al
1995 ha seguito la rockstar nei tour in giro per l'Italia e nel
mondo.
Poi, improvvisamente, ha smesso di comparire sul palco pur
continuando a lavorare ai dischi di Vasco. <<Non voglio più vivere
come un divo del rock>>, aveva laconicamente detto Bonini. Parole
che avevano lasciato nello sconcerto i suoi fans. “Cosa è successo a
Nando?” si chiedevano.
Era
accaduto un evento che aveva cambiato la sua vita.
Quell’anno gli erano state commissionate le musiche per un musical
sulla vita di San Francesco. E Bonini, che fino a quel momento non
si era mai interessato di santi e di tematiche religiose, leggendo e
studiando la storia del santo di Assisi, era rimasto sconvolto. Al
punto di cambiare totalmente modo di vivere. Aveva abbandonato le
abitudini disordinate di celebre rockstar per iniziare un cammino di
conversione, diventando anche terziario francescano.
Da quel momento, pur continuando la sua attività di compositore,
arrangiatore e chitarrista, ha condotto un’esistenza riservata,
privilegiando nella sua attività artistica i temi religiosi, i
concerti a sfondo benefico, le iniziative umanitarie. Insomma, una
vita e un mestiere pieni di valori seri e concreti.
Dopo il musical su San Francesco, nel 2002 Bonini ha scritto “Una
donna vestita di sole”, musical che si ispira alla
vita della madre di Gesù. Poi, nel 2004, “Marietta.
Tutto per amore di Dio” dedicato alla vita di Madre
Francesca Rubatto, fondatrice delle suore cappuccine. Nel 2006, “Maddalena”,
spettacolo che racconta la storia di conversione
di
Maria di Magdala. Nel 2007, “Medjugorje.
Batte un cuore speciale”,
che si richiama agli eventi
che dal 1981 accadono nel famoso paese dell’Erzegovina. E ora il
musical ispirato al beato Luigi Guanella.
Cordiale
e disponibile, Nando Bonini è però molto schivo, e si tiene
volutamente lontano dalle luci della ribalta.
L’ho incontrato nella sua casa nell’hinterland milanese ed è stata
un’esperienza di quelle che non si dimenticano. Bonini è una persona
che riesce a “seminare” negli altri. Passi con lui del tempo,
parlando di cose serie ma anche scherzando, e poi scopri che una
parola, una frase, un suo atteggiamento ti è rimasto dentro. Un seme
che può solo dare germoglio.
Nando Bonini mi ha raccontato la sua storia. Un racconto chiaro e
dettagliato. <<Penso sia giusto fare conoscere la mia esperienza
perché, forse, può aiutare qualcuno>>, mi ha detto.
Dal momento che Bonini parla raramente e raramente confida la sua
storia interiore, ritengo che questo sia un documento
straordinario. Perciò lo voglio riproporre integro, senza
interromperlo con domande o osservazioni varie.
Ecco quindi la sua bellissima e lunga confessione:
<<La mia storia è semplice. E’ il cammino di una persona che ad un
certo punto della sua vita ha fatto un incontro. Ha incontrato Dio e
tutto è per forza cambiato>>.
<<Non
mi ritengo però una persona speciale. Ciò che mi è capitato, i
cambiamenti che sono avvenuti nella mia vita, li devo curare e
rafforzare ogni giorno perché è purtroppo molto facile tornare a
sbagliare. L’ho imparato.
<<Proprio per questo, sento il desiderio di raccontare la mia
esperienza, di condividere con altri la mia scelta. Ma non per
essere preso ad esempio. Solo perché la mia storia può, forse,
aiutare qualcuno. In che modo, non so, ma forse può accadere. E
allora tutto avrebbe un senso.
<<Io faccio il musicista. Vivo per la musica da quando avevo sei
anni. Ho imparato a suonare quasi tutti gli strumenti, anche se il
mio preferito è sempre stata la chitarra.
<<La musica poi è diventata il mio mestiere. E dopo aver fatto il
militare ho iniziato a lavorare sul serio in questo campo. Mi hanno
chiamato per fare l’arrangiatore in diversi importanti studi di
Milano e in quel periodo ho collaborato con gente del calibro di
Riccardo Fogli, i Righeira e Alberto Fortis. Pian piano, iniziavo a
farmi conoscere e alla fine è arrivata la grande occasione. Sono
entrato nella Steve Rogers Band, il gruppo storico di Vasco Rossi
che lo ha sempre accompagnato nelle tournée.
<<Da
quel momento non ho più lasciato Vasco. Ho lavorato con lui ai
dischi in studio e nei tour come chitarrista ritmico. Insomma, avevo
ventiquattro anni è facevo parte di una delle produzioni musicali
più importanti in Italia. Ero uno dei musicisti di Vasco. Ero
entrato nel mondo delle rock star.
<<Ero giovane. Volevo farmi conoscere, volevo emergere. E’ difficile
descrivere con precisione cosa significa vivere in quel mondo. Al di
là della musica e del lavoro, esiste tutto un contorno e corre così
veloce che è facile perdersi. Per lo meno a me è successo.
<<I giorni, specie nei tour, sono incredibili. Non sei mai solo,
neppure un attimo. Sei sempre circondato da gente che ti osanna, che
ti dice che sei bravo, che sei un grande. Trovi un sacco di amici,
spuntano come funghi. Tutti ti vogliono conoscere perché sei il
musicista di Vasco, perché vogliono che gli presenti il loro idolo,
perché pensano che sei pieno di soldi. Dopo i concerti si va alle
cene, alle feste e si tira mattino.
<<Conosci un mucchio di gente, stringi le mani a tutti. Insomma, se
non hai la testa sulle spalle, e a vent’anni è difficile avercela,
facilmente perdi la strada. Cominci a pensare che quella sia la
realtà, che davvero tu sei importante, quasi un dio. Invece si perde
il senso della realtà e i rapporti con le persone diventano falsi.
Me ne sono reso conto in seguito, ma è così.
<<Il fatto di considerarsi su un piedistallo, falsa l’interagire con
gli altri. Ti ritieni migliore, più grande e parli con gli altri
dall’alto della tua arroganza. Quanta gente ho trattato così in quel
periodo! E quando tornavo a casa, dopo i tour, era peggio. In
teoria, rientravo nel mondo reale e invece per me era tutto fasullo.
Ero un’anima in pena, non facevo altro che guardare il calendario
aspettando di partire di nuovo con il gruppo. E stare via per mesi.
<<Poi è avvenuto il cambiamento. Non è stato improvviso, tutto si è
svolto con calma. E’ stato come se mi dovessi abituare ad un tipo
nuovo di considerazioni. So che Dio ha iniziato ad agire allora,
colpendomi proprio sulla vanagloria.
<<Era il 1995. Avevamo da poco fatto con Vasco due serate
leggendarie a San Siro nell’ambito di un tour che si chiamava “Rock
sotto l’assedio”, contro la guerra in Jugoslavia. Avevamo di fronte
sei mesi di riposo, prima di partire per un nuovo tour. Ricordo che
ero nello studio di un fotografo per un servizio per una rivista di
musica. Avevo i capelli lunghi, i pantaloni pitonati, mi sentivo
molto una rock star. Ad un certo punto arriva un signore piuttosto
anonimo, che si mette a parlare col fotografo. Vedo che guardano
nella mia direzione. Subito ho pensato ad un fan, a qualcuno che
voleva conoscermi. E infatti, durante una pausa caffè, eccolo che mi
si avvicina. Mi porge la mano e dice: “Ciao Nando, io mi chiamo
Marino.”
<<Mi racconta di essere un rappresentante di abbigliamento ma di
avere in mente un’idea. Mi accorgo che tra le mani ha un
registratore. Me lo mostra e mi dice: “Io da tempo voglio mettere in
scena un musical su san Francesco. Ho molte idee, ma non sono un
musicista.”
<<Nel sentire quelle parole, io mi blocco. Quel genere di argomenti,
Dio e i santi e tutto il resto, li avevo sempre rifiutati. Non
volevo neppure sentirne parlare. Io non entravo in chiesa da quando
ero un bambino, non pregavo, non pensavo a niente che potesse avere
a che fare con la fede. Ed ora arrivava questo tizio sconosciuto a
parlarmi di san Francesco.
<<Non faccio a tempo a dire nulla che Marino accende il registratore
e mi fa sentire un nastro. Una cosa orribile! Una serie di accordi
orrendi e la sua voce che in falso inglese canta sulla melodia,
stonando in maniera imbarazzante. Ma lui non sembrava a disagio,
anzi era tutto eccitato. “Senti, senti la melodia”, mi diceva.
“Senti, l’idea c’è. Non sono un musicista ma poi puoi mettere a
posto tu le cose. Ecco, senti questo pezzo.”
<<Insomma, mi fa sentire tutto il nastro. Dentro di me ribollivo di
rabbia. “Ma lo sa chi sono?” mi dicevo. “Ma cosa crede questo qui?
Che io metta a posto ‘sta roba? Su san Francesco? Questo è matto.
Adesso lo aggiusto io”.
<<“Allora Nando, mi dai una mano?”, dice Marino sorridendo. Io apro
bocca per mandarlo a quel paese e sento la mia voce che dice “Va
bene!”.
<<Il giorno dopo ci pensai in continuazione. Ma perché ho detto
così? Sul serio voglio lavorare ad un musical? E per di più su san
Francesco?
<<Ma ecco che la superbia si fa sentire ancora una volta. Una voce
mi dice che saranno punti in più per me. E perché non dovrei farlo?
pensavo. Potrò dire di avere scritto anche un musical. Che importa
l’argomento?
<<Avrei fatto comunque un buon lavoro. L’importante, pensavo, è che
nessuno lo venga a sapere per il momento. Mi vergognavo infatti del
fatto che avrei scritto musica su un tema del genere. Su qualcosa di
religioso.
<<Nel frattempo, iniziammo le prove per il nuovo tour con Vasco. Una
sera eravamo tutti a cena. E’ arrivato uno del gruppo, che non so
come aveva saputo del mio nuovo progetto, e si mette a gridare:
“Vasco! Lo sai che Nando sta facendo un musical su san Francesco?”.
<<Io avrei voluto sprofondare. Sono diventato viola, mi vergognavo
come un cane. Vasco non hai mai detto nulla sulla mia scelta, sulla
mia nuova vita. Quella sera è stata la prima e l’unica volta che si
è pronunciato sull’argomento. Ha detto: “Ah bene! Bravo, bravo”.
Tutto qui.
<<Lavorare ad un musical su san Francesco però non era così semplice
come pensavo. L’aspetto musicale non era un problema, era il mio
mestiere da sempre. Ma c’erano i testi delle canzoni. Io non sapevo
nulla del santo di Assisi e dovevo perciò documentarmi perché i
testi dovevano dire qualcosa alla gente. Nelle canzoni dovevano
esserci dei contenuti, indirizzati proprio al pubblico. E io, da
professionista, volevo farlo bene.
<<Ma dal momento che di mio non potevo metterci niente, perché avevo
sempre rifiutato la fede, era necessario leggere e approfondire.
Così presi in mano qualche libro e mi accorsi subito che vi erano
contenute citazioni del Vangelo. Così andai in cerca di un Vangelo e
cominciai a leggere. E certe parole, certe frasi, certi concetti
cominciarono ad entrare in me.
<<Il musical, alla fine, venne bene. Ci furono quattro serate e
tutte piene di gente.
<<La mia trasformazione era in atto.>>
<<Venne
il momento di partire nuovamente in tour con Vasco. E in quell’occasione
qualcosa dentro di me si ruppe.
<<Ricordo di aver visto, in altre persone che erano in tour con me,
i miei stessi atteggiamenti nei confronti degli altri. E di esserne
rimasto colpito. Non mi piaceva come si comportavano, non mi piaceva
come trattavano gli altri. Dunque era così che facevo anch’io? No.
Non andava bene.
<<Allora feci una scelta. Cercai di allontanarmi da tutto quello che
non era lavoro, di evitare il contorno alla mia attività di
chitarrista. Dopo il concerto mi sforzavo di andarmene subito in
albergo, di restare solo. Mi chiudevo in camera e tentavo di non
pensare a quello che c’era fuori, ai complimenti, alle feste che
erano sempre stati il mio quotidiano. Volevo isolarmi, essere umile.
Riprendere contatto con una realtà “vera”. Telefonavo a mia moglie,
stavo a lungo al telefono con lei, ancorato a qualcosa che fosse
genuino e concreto.
<<Il cambiamento avvenne anche negli altri. Poco alla volta presero
anche loro le distanze da me. Dopo i primi commenti, magari anche le
prese in giro, mi davano del matto e mi lasciavano ai miei pensieri.
E fu quello il momento più difficile, quello in cui dovetti avere
più forza.
<<Dentro di me sentivo che però era la strada giusta e la forza
allora riuscii a trovarla.
<<Proprio in quel periodo, a casa mia accadde un problema molto
grave. Non voglio entrare nei particolari, non voglio dire di cosa
si trattava. Ma era una cosa grave per la famiglia. E fu una batosta
che mi aprì completamente gli occhi. Alla fine della tournée il
problema era ancora più grande e perciò sentivo annullato qualsiasi
desiderio di partire di nuovo. Avvertivo invece un forte senso di
responsabilità.
<<Dovevo restare a casa, dovevo risolvere quel grosso problema. Ma
non sapevo a chi chiedere aiuto.
<<Nessuno mi poteva dare una mano.
<<E credo che allora Dio mi abbia preso lì, nella sofferenza. Non so
se questo è il sistema che riserva per tutti. Forse, solo per quelli
che, come me, hanno la testa dura e non capiscono. Il fatto è che
ero nell’abisso e che, in cerca di conforto, ho guardato in alto. E
lui mi ha aiutato.
<<Ricordo che mi sono trovato da solo nel mio giardino, in ginocchio
sotto la pioggia. Piangevo e pregavo. Non recitavo preghiere che non
ricordavo o non sapevo. Non dicevo formule. La mia era una richiesta
di aiuto spontanea, le parole erano quelle della disperazione. E
venivano dal profondo del mio animo.
<<Quel che posso dire è che nel giro di poche ore il problema si
stava già risolvendo. E dopo un paio di giorni era tutto a posto.
<<Da quel momento, non ho più abbandonato Dio.
<<Ho iniziato a vivere in un altro modo. Sono terziario francescano,
la preghiera è per me quotidiana. Il mio stesso lavoro è cambiato.
Non lo ritengo più un mezzo per portare a casa soldi o successo ma
ho scoperto che è un dono.
<<Quando c’era quel grosso problema familiare, avevo pensato
seriamente di smettere di fare musica. Per due settimane non avevo
più suonato ed è tanto per uno come me che tutti i giorni ha in mano
uno strumento da quando era bambino.
<<Ma ecco che suona il telefono e una persona mi chiede se posso
preparare dei canti per uno spettacolo sulla Madonna. Mi dice che si
può anche guadagnare qualcosa. Io accetto e mi metto al lavoro.
Quelle canzoni poi vengono trasmesse su Radio Maria e hanno un forte
impatto. Al punto che comincio subito a ricevere telefonate di gente
che mi propone di fare musical.
<<Non avevo bisogno di lavorare per i soldi e io stesso avevo
espresso il desiderio di non suonare più. Ma è chiaro che qualcuno
vuole invece che io continui a fare musica. Semplicemente
percorrendo un’altra strada.
<<Voglio pregare e mi ritrovo in ginocchio con la chitarra in mano.
E capisco che il mio lavoro è ormai questo.
<<Scrivo e produco i musical e porto in giro il Vangelo.
<<La mia conversione è ancora in atto però. Sono ancora in cammino e
devo stare molto attento. Ma mi accorgo che con la musica posso fare
belle cose per gli altri.
<<Spesso tengo serate in cui racconto la mia esperienza e facciamo
anche musica. E alla fine la gente mi cerca e mi dice che si sono
emozionati, che hanno ricevuto qualcosa. E per me è il massimo.
Perché so che è Dio a lasciare in seme in loro. Magari quella sera
lo ha fatto usando me. Il mio lavoro si è tramutato. Non prendo più.
Ora voglio dare.
<<Nei primi tempi, rifiutavo di riprendere i tour. Dicevo di no. Mi
sono piovuti addosso critiche e anche insulti. Mi dicevano che ero
pazzo a dire di no a Vasco, che la mia carriera finiva alle ortiche.
Ma i miei valori sono diversi.
<<Quando so che mi può arrivare la richiesta di suonare in un tour,
ecco che invece arriva puntuale la commissione per un musical. Ed è
un lavoro che mi porta via mesi interi. Capisco che “qualcuno” mi
vuole tenere a casa: probabilmente non è ancora arrivato il momento
di riprendere a lavorare in quel mondo.
<<Continuo però a collaborare ai dischi di Vasco, questo sì. Vado in
studio dove si lavora dalla mattina alla sera. E vedo molto rispetto
per me, per come ho deciso di vivere. Mi fa piacere.>>
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