Caro Tony e cari lettori di questo”Angolo”. Vi voglio far conoscere in anteprima quello che sarà il più spettacolare monumento a Padre Pio. Per ora si trova, come potete vedere dalle fotografie, in un campo, ad Apice Vecchia, in provincia di Benevento. Lo vedete “a pezzi”, perchè, data la mole, sarebbe stato impossibile lavorarlo tutto intero. Sono venuto a conoscenza di questa vicenda per caso, ma la storia che sta dietro al monumento gigantesco, con i suoi risvolti di fede e di amore per Padre Pio, mi ha subito entusiasmato e voglio raccontarla. Eccola... E’ la più grande statua di Padre Pio che ci sia al mondo, e si
trova nascosta in un campo, nel beneventano. Eppure, cosa strana, incredibile quasi, questa statua non è in
bella mostra in una piazza, su una collina, in riva al mare, sulle sponde
di un lago, cioè in un luogo dove tutti la potrebbero ammirare, meta
ambita di turisti, ma è
nascosta in un campo, ad Apice Vecchia, paese abbandonato nel Sannio. La
più grande statua di Padre Pio si trova in un campo dove nessuno la può
vedere. Ed è lì, divisa in segmenti, parcheggiata, quasi fosse morta, in
attesa di una risurrezione. Ma perchè un colosso del genere, certamente costato fatica e
soldi, si trova in quelle condizioni? Lo abbiamo chiesto al suo autore, lo scultore Lello Izzo,
beneventano, poliedrico ed energico, che ama molto questo suo lavoro e
soffre perchè non ha ancora trovato una giusta dimora. <<E’ una
statua gigantesca>>, dice allargando desolatamente le braccia.
<<Trovare una giusta sistemazione per un monumento
di queste dimensione, è un grosso problema>>. Lello
Izzo, sessantenne, è un artista poliedrico. Un personaggio
da film. La sua principale attività è quello dello scultore, ma è anche
pittore, musicista, attore, poeta, scrittore, scenografo, drammaturgo.
<<Sono uno degli ultimi bohèmien>>, dice con orgoglio.
<<Ho sempre amato l’arte, fin da bambino, con passione totale. Ho
fatto il giramondo per allargare le mie conoscenze e le mie esperienze. Ho
studiato le tecniche dell’arte antica, ma sono stato anche legato alle
avanguardie>>. Parla con trasporto. E’ pieno di entusiasmo e di energie.
Assomiglia un po’ a Dustin Hoffman. Come tutti gli artisti
autentici, ha negli occhi una velata espressione malinconica. <<Ho avuto per anni lo studio a Roma, poi a Milano, a
Firenze, a Torino, ma da qualche tempo sono tornato nella mia terra, nel
beneventano>>, dice. Vive, infatti, ad Apice Vecchia, in provincia di Benevento, nel
Sannio campano. Paese fantastico, bellissimo, con
origini antichissime, ma che è anche un paese fantasma, totalmente disabitato. Le sue strutture furono gravemente
compromesse dal terremoto del 1962, e
l’amministrazione comunale di allora, per risolvere i gravi disagi
velocemente, decise di trasferire l’intera popolazione in un nuovo
paese, costruito a tempo di record, a pochi chilometri dal vecchio centro
disastrato. Il paese si chiama Apice Nuova, ed è molto funzionale. Il maestro Izzo, di ritorno nel Sannio da uno dei suoi innumerevoli
soggiorni lontano dalla sua terra nativa, andò a visitare il paese
abbandonato e rimase affascinato dalla solitudine che vi regnava. La
cittadina, di origine romana, con le sue case in pietra calcarea e
ciottoli di fiume, sistemate su un pendio degradante, e diventate ruderi
silenziosi, accese la sua fantasia. L’artista decise di andare a vivere
in quel silenzio pieno di memorie e di darsi da fare per non lasciar
morire tanta storia. La vecchia scuola di Apice divenne la sua abitazione.
In essa fondò anche una sua Accademia artistica, e cominciò a pensare a
un progetto fantastico: salvare quelle vecchie abitazioni, ristrutturarle
e creare una cittadella di
artisti. Artisti di ogni paese, di ogni tendenza, che potessero vivere in
quel luogo meraviglioso per lavorare, creare, produrre. <<Il mio sembrava un sogno impossibile>>, dice il
maestro Izzo con gli occhi che si illuminano all’improvviso di una gioia
strana. <<Invece, è un sogno che sta diventando realtà. Il Comune
e la Provincia di Benevento hanno sposato questa idea. Apice sarà
ristrutturata. Diventerà un laboratorio di restauro conservativo a cielo
aperto, visitabile da tutti. Un'attrazione per architetti, artigiani,
studiosi, amministratori, curiosi. E il paese, una
volta restituito alla sua fruibilità, sarà trasformato in un museo
permanente e vivo. <<Il progetto, avveniristico e straordinario, è
il primo del genere in Italia, ed è stato affidato all'Università
“IUAV” (Istituto universitario di architettura di Venezia) che ha come
direttore scientifico il professor Eugenio Vassallo, napoletano. I lavori
sono già iniziati. Il più felice di tutti in questa vicenda sono io, che
per anni sono vissuto qui, in totale solitudine, fantasticando sul ritorno
di questi ruderi alla vita>>. Tra quei ruderi, il maestro Izzo ha continuato a lavorare.
Incessantemente. E tra le varie opere realizzate vi è anche la gigantesca
statua di Padre Pio. Lello Izzo ce la fa vedere. Naturalmente, è “a pezzi”. Nel
senso che, data la mole, è
stata realizzata “a sezioni”. Il gigantesco Padre Pio è lì, davanti a noi,
“segato” in sei pezzi. Ma fa lo stesso una impressione enorme. Una
mano di padre Pio è alta più di un uomo.
<<Vista così, a pezzi, in un campo, questa statua non fa
certo il suo giusto
effetto>>, dice con amarezza lo scultore. <<Ma sono certo che
se si riuscirà a trovare il posto adatto per esporla nella sua grandezza
naturale, sarà un evento>>.
<<Come è nata l’idea di questa statua?>>, domando <<In modo strano e un po’ misterioso>>, racconta il
maestro Izzo. <<Chi l’ha finanziata non vuole che si faccia il suo
nome. Si tratta di un industriale milanese. Un magnate, molto noto e molto
ricco. Non so quali siano i
suoi legami con Padre Pio, ma certamente deve essere grande ammiratore del
santo. Forse ha ottenuto un miracolo, o la conversione, qualche cosa
insomma di importante. <<Amici milanesi gli devono aver parlato di me, delle mie
statue gigantesche, e lui volle conoscermi. Atterrò, con il suo aereo
personale, a Capodichino, a Napoli, e poi si è fatto accompagnare qui. I
miei lavori gli sono piaciuti. Poi, ha chiesto di visitare i luoghi di
padre Pio. Lo abbiamo accompagnato a Pietrelcilna e quindi a San Giovanni
Rotondo. Ha parlato a lungo con alcuni frati e alla fine appariva molto
colpito, molto commosso. Conversando,
gli dissi che Padre Pio era il santo più grande e che avrebbe meritato un
monumento gigantesco. “Se lei lo fa, io lo finanzio”, mi rispose
deciso. “Va bene”, dissi io, e ci stringemmo la mano. La statua è
nata così, da una stretta di mano in un momento di grande commozione e
ammirazione per padre Pio>>.
<<L’ha realizzata qui?>> <<In questo luogo solitario e abbandonato c’è tanto spazio
e posso dedicarmi alle mie opere senza distrazioni. La statua l’ho
progettata e realizzata qui>>. <<Quali materiali ha usato?>> <<Sono materiali di mia invenzione che ho messo a punto con
trent’anni di ricerche ed esperimenti. Una specie di “marmo
chimico”, che io chiamo “vetroresina
ignifuga” o “materiale alchemico” E’ più forte del marmo ma meno
rigido e meno pesante. Anche un po’elastico, e quindi lo posso
scalpellare con disinvoltura perchè resiste all’urto. Inoltre, la
resistenza e l’elasticità mi permettono di creare statue di qualunque
dimensione>>. <<Come mai, questa statua, che potrebbe essere un polo
d’attrazione turistica, non
ha ancora trovato una collocazione?>> <<Abbiamo avuto contatti con le amministrazioni di alcuni
Comuni d’Italia interessati a un monumento del genere. Ma l’altezza
della statua è veramente imponente e sorgono problemi con le Belle Arti,
con i paesaggisti, con gli ecologisti, e alla fine non si conclude. Del
resto, questa statua richiede spazio. Deve essere accolta in un ambiente
vasto, aperto, in modo che possa essere vista da molto lontano. La
collocazione ideale sarebbe sulla riva del mare, o di un lago, o su una
collina. Non è facile trovare il luogo adatto. Comunque, io il mio lavoro
l’ho fatto e ora tocca a Padre Pio finire l’opera. Sono certo che
quando lui deciderà che sia arrivato il momento opportuno, tutti i
problemi si risolveranno>>. Renzo Allegri |