Caro
Tony e cari amici,
Siamo
a Natale. Voglio fare gli auguri a tutti ricordando come in genere
trascorre la vigilia di Natale Giovanni Paolo II. Me lo ha
raccontato un suo collaboratore, una delle persone che spesso è
stata invitata a vivere quei momenti di attesa nell’appartamento
del pontefice. E’ un aspetto della vita di Karol Wojtyla non noto,
che fa parte della sua privacy e che dimostra quanto sia attaccato
alla sua terra d’origine e alle antiche tradizioni cattoliche del
suo popolo.
Questo
Natale 2004 è il ventiseiesimo che Karol Wojtyla trascorre in
Italia. Il primo fu nel 1978, due mesi dopo che era diventato
Giovanni Paolo II, Pontefice della Chiesa Cattolica. E in tutti questi anni egli ha sempre voluto celebrare la
solenne ricorrenza rispettando scrupolosamente gli usi del suo
Paese. Rispettando cioè quelle consuetudini che aveva appreso in
famiglia da bambino e che sono molto sentite dal suo popolo.
Tutti
i polacchi, infatti, in qualsiasi parte del mondo si trovino,
festeggiano il Natale seguendo delle tradizioni antiche che mirano a
riunire le famiglie secondo lo spirito della festa stessa, che è
spirito di unità, di amore e di riconciliazione.
La
sera della vigilia di Natale tutti i membri di una famiglia si
riuniscono presso la casa dei genitori o del fratello maggiore, se i
genitori sono morti. Per essere presenti a questa riunione
familiare, ci sono dei polacchi che affrontano anche lunghi viaggi.
Alcuni, costretti per lavoro a vivere lontani dalla patria, tornano
a casa proprio per stare insieme alla vigilia il
giorno di Natale.
Quando
la sera del 24 dicembre nel cielo appaiono le prime stelle, i
polacchi iniziano quella che chiamano la Wieczerza
wigi1ijna. Il
capofamiglia legge il brano del Vangelo che racconta la nascita
del Signore a Betlemme, poi pronuncia un breve discorso,
fatto di ricordi familiari, durante il quale commemora coloro
che sono morti, e formula gli auguri ai presenti per il Natale e
l'anno nuovo. Poi distribuisce lo oplatek,
cioè un pane bianco, di forma rettangolare che viene preparato proprio
per la vigilia di Natale, e lo distribuisce compiendo il rito della
frazione, cioè lo spezza, come fece Gesù nell’ultima cena, e ne
dà un pezzetto a ciascuno dei presenti chiedendo
perdono dei contrasti che possono esserci stati durante
l’anno e delle mancanze commesse.
Terminata
questa cerimonia, la famiglia al completo va davanti all'albero di
Natale o al presepio e tutti insieme cantano: "Nel profondo
silenzio della notte, si sente la voce: alzatevi, pastori, perché
è nato il vostro Dio a
Betlemme". Quindi tornano in sala da pranzo, ognuno prende
posto attorno alla grande tavola e comincia il cenone che consiste
in una dozzina di portate, tutte
a base di pesce, in rispetto alla vecchia tradizione che esige, alla
vigilia di Natale, l’astinenza dalla carne.
Durante
la cena ogni tanto vengono intonati gli antichi canti natalizi
polacchi, detti Kogdy e Pastoralki. E alla
fine della cena il capofamiglia distribuisce i regali, soprattutto
ai bambini. Poi tutti si preparano per andare in chiesa. La Messa di
mezzanotte è la conclusione di una lunga cerimonia iniziata
all’apparire in cielo delle prime stelle.
Nessun
polacco trasgredisce mai questa consuetudine natalizia. E neppure
Karol Wojtyla lo ha mai fatto. Il susseguirsi delle cerimonie che
abbiamo riferito, fu sempre da lui rispettato, sia quando era
giovane sacerdote, come da vescovo, da cardinale e anche da Papa.
Da
quando vive a Roma, ad
ogni Natale ha preso l’abitudine di invitare nel proprio
appartamento in Vaticano una ventina di amici e collaboratori
polacchi per
“vivere” con loro le tradizioni della Wieczerza
wigi1ijna. Ed essendo quell’appartamento la sua casa, egli
funge da capofamiglia, quindi è lui che “presiede” la
cerimonia: legge il brano del Vangelo che racconta la nascita di Gesù,
lo commenta, ricorda gli amici scomparsi, fa gli auguri ai presenti,
intona i canti tipici, distribuisce l' oplatek,
e chiede anche perdono ai presenti che considera suoi familiari.
La
cena dura circa un'ora e mezzo e poi si passa altrettanto tempo a
cantare. Persone che
hanno partecipato a quelle feste in casa del Papa mi hanno riferito
che alcuni dei tipici canti tradizionali il Papa li cantava da solo
quando le condizioni di salute glielo permettevano. E lo faceva
anche perchè era l’unico a conoscerli. Ora, le sue condizioni di
salute gli hanno imposto di portare delle modifiche a quelle
cerimonie. Ma non vi ha rinunciato.
Quando poi appare in televisione per la Messa di mezzanotte,
che viene trasmessa per
televisione in tutto il mondo, egli in realtà sta vivendo
l’ultimo atto di quella lunga
e suggestiva cerimonia che ha iniziato nel suo appartamento
all’apparire delle prime stelle in cielo.
|