Caro
Tony,
ho visto che la rivista “Lourdes magazine”, nel suo numero di
settembre-ottobre ha pubblicato un ampio dossier sui 66 miracolati di
Lourdes. Quei 66 la cui guarigione è stata ufficialmente riconosciuta
dalla Chiesa. Come
è noto, dal 1858, quando la Madonna apparve a Bernadette Soubirous, le
guarigioni prodigiose avvenute alla grotta di Massabielle sono
innumerevoli. Vengono chiamate “grazie” e la loro autenticità viene
lasciata al giudizio soggettivo del guarito e di chi ha constatato
l’evento. Ma alcuni casi, quando l’intervento soprannaturale è
eclatante, vengono presi in considerazione dalla Chiesa che vuole
esaminarli approfonditamente per avere la “certezza” assoluta che si tratti di un
diretto soprannaturale. La
prima miracolata italiana a Lourdes, che ottenne il riconoscimento
ufficiale da parte della Chiesa, fu Maddalena
Carini. Ebbe la guarigione nell’agosto del 1948. Io l’ho
conosciuta nel 1968 e restammo sempre amici, fino alla sua morte che è
avvenuta nel gennaio 1998. La storia meravigliosa della sua guarigione
l’ho già raccontata in queste pagine. E’, infatti, il primo titolo
di quelli elencati nell’indice di questo “Angolo”. Il secondo miracolato italiano di Lourdes fu un agricoltore di Casale Monferrato, Evasio Canora. Nel 1949 aveva 36 anni, era sposato e padre di cinque figli. Improvvisamente accusò un malessere generale, astenia, inappetenza, febbre. Ricoverato in ospedale, i medici trovarono che era stato colpito dal morbo di Hodgkin (linfogranuloma maligno). Vari esami istologici, ripetuti in diversi ospedali, confermarono la diagnosi. Si trattava di una malattia fulminante, con nessuna possibilità di guarigione. Dopo un anno di tentativi di cura, venne dimesso perché potesse morire in famiglia. Chiese di andare a Lourdes. Fece il viaggio nel gennaio 1950, in condizioni disperate. Appena arrivato al santuario fu accompagnato in carrozzella alla piscina. Immerso nell'acqua, si sentì subito bene e tornò in albergo camminando senza alcun aiuto. Per il resto della sua permanenza a Lourdes fece il barelliere. Una guarigione strepitosa, la sua. Immediata, totale. Il miracolo venne confermato il 31 maggio 1955. Ma dopo due anni, il destino si accanì contro di lui ed Evasio perse la vita. Non per malattia: mentre lavorava nei campi, rimase schiacciato dal trattore. La terza persona italiana miracolata a Lourdes si chiama Elisa Aloi. Ha
72 anni e vive a Messina con il marito Giuseppe. All'età di 17 anni fu
colpita da tubercolosi osteo-articolare, con focolai diffusi in tutto il
corpo che provocavano numerose fistole suppurative. Furono tentate cure,
ricoveri vari. Infine venne ingessata e rimase in quelle condizioni,
immobile a letto, per undici anni. Vittorio Micheli è un ex alpino che ha ora 63 anni. Un uomo solido e robusto. Vive a Scurelle, nei pressi di Trento, in Valsugana, con la moglie Lidia. Nel 1961, durante il servizio militare, fu colpito da un tumore maligno che intaccò la testa del femore della gamba sinistra e poi si propagò lungo tutto l'arto. Una malattia inarrestabile. Inutili le cure, i ricoveri in ospedale, i prelievi, le visite specialistiche. Nel '62 fu trasferito nel centro tumori di Borgo Valsugana. Il tumore progrediva velocemente, "mangiando" l'osso, tanto che la gamba gli era rimasta attaccata al resto del corpo solamente grazie ai muscoli e alla pelle. <<Mia
madre mi convinse ad andare in pellegrinaggio a Lourdes>>,
racconta l'ex alpino. <<La ascoltai. Fui calato nelle acque della
piscina, ma non provai niente. Nessuna particolare sensazione. Tornai a
casa come ero partito. Ma dopo qualche giorno, mi sentii meglio. Mi
era tornato l'appetito e potevo fare a meno delle medicine senza sentire
i dolori lancinanti che da tempo mi tormentavano. Tornai in ospedale
per una visita di controllo. 1 medici constatarono che il tumore era
scomparso. Non solo, la testa del femore si stava ricomponendo>>. La quinta italiana guarita a Lourdes si chiama Delizia Cirolli. È una giovane e graziosa signora di 39 anni. Vive a Paternò, in provincia di Catania, con il marito e fa l'infermiera. All'inizio del 1976, quando era appena undicenne, fu colpita da un tumore osseo alla tibia destra. Un destino crudele l'attendeva, e una morte precoce. Nel tentativo di fermare il male, che procedeva con rapidità, i medici avevano consigliato l'amputazione della gamba. Il padre di Delizia, disperato, decise di portare la figlia a Lourdes. Non aveva i soldi per il viaggio, ma i suoi concittadini lo aiutarono. <<Andammo a Lourdes nell'agosto del 1976>>, ricorda Delizia. <<Non volevo bagnarmi nella piscina perché avevo paura dell'acqua. Mi convinse una suora. Tornai a casa senza alcun risultato. Anzi, le mie condizioni peggiorarono. Ma una mattina, nel dicembre 1976, mi venne voglia di alzarmi. Chiamai mia madre e dissi che volevo andare a trovare una cugina. In famiglia tutti mi guardarono spaventati. Erano mesi che non mi alzavo dal letto. Cominciai a stare bene. Ripresi a camminare. Non sentivo più i dolori alla gamba. Venni ricoverata per dei controlli e i medici constatarono che del tumore non c'era più traccia>>. II miracolo di Delizia Cirolli venne riconosciuto dalla Chiesa nel giugno del 1989.
Renzo Allegri |