
Caro
Tony,
ho visto che la rivista “Lourdes magazine”, nel suo numero di
settembre-ottobre ha pubblicato un ampio dossier sui 66 miracolati di
Lourdes. Quei 66 la cui guarigione è stata ufficialmente riconosciuta
dalla Chiesa.
Ho
letto volentieri quel dossier ed ho esaminato con attenzione la rivista
che non conoscevo. Ho visto che si chiama anche “La rivista del
pellegrino” e viene pubblicata in francese, tedesco, inglese, spagnolo
e italiano. E’ molto interessante, e ti ringrazio per il bel dono.
Il dossier sui “Miracolati
di Lourdes”, preceduto da un articolo, dove si danno informazioni
generali e statistiche sul tema, sintetizza la vicenda della malattia e
della guarigione di quei 66 fortunati. E poiché tra quei 66 ci sono
anche degli italiani, alcuni dei quali io li ho conosciuti, ho pensato
che farebbe certamente piacere ai lettori di questo “angolo”
conoscere meglio le loro storie. Eccomi quindi a parlarti di quei
miracolati italiani.
Come
è noto, dal 1858, quando la Madonna apparve a Bernadette Soubirous, le
guarigioni prodigiose avvenute alla grotta di Massabielle sono
innumerevoli. Vengono chiamate “grazie” e la loro autenticità viene
lasciata al giudizio soggettivo del guarito e di chi ha constatato
l’evento. Ma alcuni casi, quando l’intervento soprannaturale è
eclatante, vengono presi in considerazione dalla Chiesa che vuole
esaminarli approfonditamente per avere la “certezza” assoluta che si tratti di un
diretto soprannaturale.
Viene allora instaurato un vero e proprio processo. Prima scientifico.
Il caso cioè viene esaminato da una commissione di medici di fama
internazionale, i quali hanno come obiettivo quello di trovare una
spiegazione di come si sia verificata quella guarigione. Se la
commissione arriva a concludere che quella specifica guarigione è
proprio inspiegabile dalla Scienza medica, allora interviene una seconda
commissione di teologi per vedere se il fatto possa essere attribuito a
un intervento diretto di Dio per intercessione della Madonna. E
solo se anche questo secondo processo dà esito positivo si arriva alla
proclamazione del miracolo.
A Lourdes, nel corso degli anni, sono stati esaminati oltre 7000 casi,
ma solo in 66 di essi la Chiesa ha raggiunto la conclusione certa che in
quella guarigione c’è stato l’intervento di Dio.
Di quei 66 miracolati ufficiali, 5
sono italiani, tre dei quali ancora viventi. Come ho già detto, alcuni
li ho conosciuti.
Trovarsi accanto ad essi, è un emozione grandissima. Tu certamente lo
sai perché, nella tua missione di barelliere a Lourdes, ne avrai
incontrati diversi di miracolati. Infatti, quasi tutte queste persone
che hanno ricevuto un così grande dono da Dio, cercano di ricambiare
tornando spesso al Santuario come barellieri e crocerossine.
Osservandoli nella loro vita quotidiana, sono, in realtà, persone
normali, vivono come tutti noi, ma non si può stare accanto a loro
dimenticando che su quelle
persone si è posata la mano di Dio. Lui li ha toccati in un momento
difficile, quando erano preda di mali irreversibili, e il male, a quel
contatto, è sparito. La vita è tornata in pienezza. Quei corpi sono
benedetti. Quando ho avuto l’occasione di passeggiare con qualcuno di
loro, mi pareva di camminare avendo
Dio accanto. Essi sono il segno vivente dell’amore di Dio, della sua
presenza.
La
prima miracolata italiana a Lourdes, che ottenne il riconoscimento
ufficiale da parte della Chiesa, fu Maddalena
Carini. Ebbe la guarigione nell’agosto del 1948. Io l’ho
conosciuta nel 1968 e restammo sempre amici, fino alla sua morte che è
avvenuta nel gennaio 1998. La storia meravigliosa della sua guarigione
l’ho già raccontata in queste pagine. E’, infatti, il primo titolo
di quelli elencati nell’indice di questo “Angolo”.
Il
secondo miracolato italiano di Lourdes fu un agricoltore di Casale
Monferrato, Evasio Canora. Nel 1949 aveva 36 anni, era sposato e padre
di cinque figli. Improvvisamente accusò un malessere generale,
astenia, inappetenza, febbre. Ricoverato in ospedale, i medici trovarono
che era stato colpito dal morbo di Hodgkin (linfogranuloma maligno).
Vari esami istologici, ripetuti in diversi ospedali, confermarono la
diagnosi. Si trattava di una malattia fulminante, con nessuna possibilità
di guarigione. Dopo un anno di tentativi di cura, venne dimesso perché
potesse morire in famiglia. Chiese di andare a Lourdes. Fece il viaggio
nel gennaio 1950, in condizioni disperate. Appena arrivato al santuario
fu accompagnato in carrozzella alla piscina. Immerso nell'acqua, si
sentì subito bene e tornò in albergo camminando senza alcun aiuto.
Per il resto della sua permanenza a Lourdes fece il barelliere. Una
guarigione strepitosa, la sua. Immediata, totale. Il miracolo venne
confermato il 31 maggio 1955. Ma
dopo due anni, il destino si accanì contro di lui ed Evasio perse la
vita. Non per malattia: mentre lavorava nei campi, rimase schiacciato dal trattore.
La
terza persona italiana miracolata a Lourdes si chiama Elisa Aloi.
Ha
72 anni e vive a Messina con il marito Giuseppe. All'età di 17 anni fu
colpita da tubercolosi osteo-articolare, con focolai diffusi in tutto il
corpo che provocavano numerose fistole suppurative. Furono tentate cure,
ricoveri vari. Infine venne ingessata e rimase in quelle condizioni,
immobile a letto, per undici anni.
Nel 1957 fece un primo viaggio a Lourdes ma non accadde niente. Volle
tornare nel '58 e ottenne la grazia. <<II bagno miracoloso avvenne
la mattina del 9 giugno>>, racconta. <<Dopo
l'immersione, avvertii uno
strano benessere. Quando mi
riportarono alla pensione dove alloggiavo, chiamai il medico, che
constatò un forte miglioramento. Le fistole, che coprivano tutto il
mio corpo, si stavano chiudendo spontaneamente. Tornai a casa che stavo
bene>>.
Il miracolo venne riconosciuto nel maggio 1965. <<Ma io ho
ottenuto due miracoli a Lourdes>>, dice Elisa. <<A causa
della malattia subita, i medici mi avevano detto che non avrei potuto
avere figli. Invece la Madonna ha voluto smentirli. Mi sposai ed ebbi
quattro figli: due maschi e due femmine, sani, belli, che mi hanno dato
grandi soddisfazioni>>.
Vittorio
Micheli è un ex alpino che ha ora 63 anni. Un uomo solido e robusto.
Vive a Scurelle, nei pressi di Trento, in Valsugana, con la moglie
Lidia. 
Nel
1961, durante il servizio militare, fu colpito da un tumore maligno che
intaccò la testa del femore della gamba sinistra
e
poi si propagò lungo tutto l'arto. Una malattia inarrestabile. Inutili
le cure, i ricoveri in ospedale, i prelievi, le visite specialistiche.
Nel '62 fu trasferito nel centro tumori di Borgo Valsugana. Il tumore
progrediva velocemente, "mangiando" l'osso, tanto che la gamba
gli era rimasta attaccata al resto del corpo solamente grazie ai muscoli
e alla pelle.
<<Mia
madre mi convinse ad andare in pellegrinaggio a Lourdes>>,
racconta l'ex alpino. <<La ascoltai. Fui calato nelle acque della
piscina, ma non provai niente. Nessuna particolare sensazione. Tornai a
casa come ero partito. Ma dopo qualche giorno, mi sentii meglio. Mi
era tornato l'appetito e potevo fare a meno delle medicine senza sentire
i dolori lancinanti che da tempo mi tormentavano. Tornai in ospedale
per una visita di controllo. 1 medici constatarono che il tumore era
scomparso. Non solo, la testa del femore si stava ricomponendo>>.
La guarigione dell'ex alpino è
tra le più clamorose. Infatti, non ci fu solo la scomparsa immediata di
una malattia tremenda, ma la ricostruzione della testa del femore. Questo significa che l'osso è
"cresciuto", si è riformato, si sono ricostruiti tessuti
nuovi. Un fatto assolutamente inammissibile dalla medicina.
La
quinta italiana guarita a Lourdes si chiama Delizia Cirolli.
È una giovane e
graziosa signora di 39 anni. Vive a Paternò, in provincia di
Catania, con il marito e fa l'infermiera. All'inizio del 1976, quando
era appena undicenne, fu colpita da un tumore osseo alla tibia destra.
Un destino crudele l'attendeva, e una morte precoce. Nel tentativo di
fermare il male, che procedeva con rapidità, i medici avevano
consigliato l'amputazione della gamba. Il padre di Delizia, disperato,
decise di portare la figlia a Lourdes. Non aveva i soldi per il
viaggio, ma i suoi concittadini lo aiutarono. <<Andammo a
Lourdes nell'agosto del 1976>>, ricorda Delizia. <<Non
volevo bagnarmi nella piscina perché avevo paura dell'acqua. Mi
convinse una suora. Tornai
a casa senza alcun risultato. Anzi, le mie condizioni peggiorarono. Ma
una mattina, nel dicembre 1976, mi venne voglia di alzarmi. Chiamai
mia madre e dissi che volevo andare a trovare una cugina. In famiglia
tutti mi guardarono spaventati. Erano mesi che non mi alzavo dal
letto. Cominciai a stare bene. Ripresi a camminare. Non sentivo più i
dolori alla gamba. Venni ricoverata per dei controlli e i medici
constatarono che del tumore non c'era più traccia>>. II
miracolo di Delizia Cirolli venne riconosciuto dalla Chiesa nel giugno
del 1989.
Renzo
Allegri
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