Importanti studi scientifici dimostrerebbero che l’immagine impressa su
un’antica reliquia che si conserva a Manoppello, in Abruzzo, non
ha un’origine umana, proprio come quella della Sindone..
QUESTO E’ IL VERO VOLTO
DI GESU’ APPENA RISORTO
Testo di Renzo Allegri
Foto
di Nicola Allegri
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Tutti conoscono la Sindone, quell’antico
Lenzuolo che si conserva a Torino e sul quale vi è misteriosamente
impressa l’immagine di un uomo morto che ha i segni della Passione
di Cristo com’è raccontata dagli evangelisti. Ma pochi conoscono il
“Volto Santo” che si conserva a Manoppello, in provincia di
Pescara, una reliquia altrettanto misteriosa e preziosissima, che
sta suscitando tra gli studiosi vivissimo interesse.
Questa reliquia è costituita da un
volto impresso su un velo finissimo e trasparente. E anche in questo
caso, come è stato constatato dagli studiosi, non si tratta di
pittura, non è un disegno, non è neppure un’immagine ottenuta con
l’impressione a fuoco. Proprio come nel caso della Sindone.
L’immagine ha le caratteristiche di una “diapositiva”, è identica
cioè sia osservata da una parta come dall’altra, con la sola
differenza della prospettiva speculare. Sono stati fatti rilievi col
microscopio, e non si è riscontrata alcuna diversità.
Se
si trattasse di una tela dipinta, osservano gli esperti, basterebbe
una lieve sbavatura di colore per provocare, nell'immagine
osservata dal rovescio, differenze facilmente rilevabili. Il volto
si mostra in colori tenui e sfumati, ed è incorniciato da cappelli
lunghi. Ha l’espressione serena, anche se in varie parti si notano
vistosi segni di ecchimosi, tumefazioni, abrasioni, ferite. Ha gli
occhi aperti, vivi e pieni di una dolcezza infinita.
Come ho detto, non è una reliquia molto nota. Ma la storia che la
riguarda è straordinaria. In questi ultimi anni sono stati scritti
vari libri per ricostruirne i percorsi compiuti nel corso della
storia.
E’ stato dimostrato, da un punto di
vista storico, che questa immagine di Gesù era conosciuta fin dai
primi secoli del Cristianesimo. Gli evangelisti e i primi Padri
della Chiesa nei loro scritti parlano dei "lini", tra cui il
Lenzuolo (Sindone) e il sudario, con i quali era stato avvolto il
corpo di Cristo nel sepolcro e che erano stati tramandati fino a
loro. Quei "lini" venivano conservati con grande devozione perché
considerati "elementi comprovanti la resurrezione di Gesù",
“reliquie veneratissime” perché su di esse era “impressa l’immagine
del Salvatore”, e se ne indicava la presenza ora a Gerusalemme, ora
a Menfi in Egitto, ora in Turchia.
All’inizio
del 700, quando a Costantinopoli imperversavano gli iconoclasti,
c’era il pericolo che quelle reliquie fossero distrutte, e vennero
nascoste. Il sudario con il volto di Gesù venne inviato a Roma.
Fu gelosamente custodito in Vaticano. Dopo il declino della potenza
di Bisanzio, nel 1204, il Papa ritenne che quella reliquia potesse
essere considerata di proprietà vaticana e cominciò ad esporla alla
venerazione dei fedeli.
A cominciare dal 1200, il Sudario con
il “Volto Santo” divenne famosissimo a Roma. Richiamava pellegrini
da ogni parte. Re, imperatori andavano a venerarlo. Veniva portato
in processione, esposto in San Pietro durante le maggiori festività.
Di queste ostensioni ne scrissero anche Dante Alighieri e il
Petrarca. L’immagine era richiesta dappertutto, e a Roma si era
formata una Confraternita di pittori specializzati nella
riproduzione fedele del “vero volto” di Gesù.
Intorno
al 1500, il “Volto Santo” scomparve da Roma. Forse venne rubato, non
si sa. E in quello stesso periodo si cominciò a parlare della sua
presenza a Manoppello. Secondo un antico documento, sarebbe
misteriosamente arrivata in quella cittadina nel 1506, esattamente
cinquecento anni fa, e venne custodita nella chiesa dei Frati
Cappuccini, divenuta in seguito “Santuario del Santo Volto”. Presso
la popolazione abruzzese trovò subito una grande venerazione, come è
dimostrato da centinaia di ex voto conservati in un museo vicino al
Santuario, ma la conoscenza e la devozione, non si sa perché,
rimasero circoscritte a quella regione. Negli ultimi trent’anni,
però, è accaduto qualche cosa che ha mosso le acque destando un
interesse che, come ho detto, sta vistosamente crescendo.
E a questopunto sono costretto a fare
un piccolo riferimento che mi riguarda. Perché ho scoperto, proprio
nella mia ultima recente visita a Manoppello, che anch’io c’entro,
in qualche modo, nella vicenda del risveglio di interesse per questa
preziosa reliquia.
Nel
1978, mentre ero in vacanza sulla costa adriatica abruzzese, sentii
parlare di “Volto Santo”. Andai a visitare il Santuario di
Manoppello, fui molto colpito dalla storia della reliquia e scrissi
un ampio articolo su un settimanale di grande popolarità dove
lavoravo come inviato speciale. L’articolo suscitò molto interesse.
Venne ripreso da altri giornali e anche da una pubblicazione
cattolica svizzera in lingua tedesca. Una copia di quella
pubblicazione finì in un monastero di suore trappiste in Germania.
L’articolo fu letto da una giovane religiosa, Suor Blandina
Paschalis Schloemer, che era molto devota del volto della Sindone e,
sentendo che si parlava di una reliquia che poteva mostrare il volto
di Gesù vivo, fu incuriosita. Lesse e rilesse l’articolo e fece
questa riflessione: “Se questa reliquia rappresenta veramente il
volto di Gesù, questo volto deve essere uguale a quello della
Sindone” Prese l’immagine stampata nel giornale, un’immagine in
bianco e nere, e la incollò al muro della sua cella. Ci incollò
accanto l’immagine del volto della Sindone, e ogni giorno stava ore
ed ore a guardare. Osservava ogni dettaglio confrontandolo sulle due
immagini. Il suo “osservare” non era solo suggerito da una curiosità
fredda, ma era una specie di preghiera, di contemplazione. Cercava
il volto del suo Signore. Una ricerca amorosa. Una ricerca che
diventava sempre più appassionata. Suor Blandina cominciò a notare
delle somiglianze, delle corrispondenze tra le due immagini. Scrisse
al Santuario di Manoppello chiedendo una fotografia del “Volto
Santo” più grande e a colori. Ora le somiglianze erano più
visibili.
<<Cominciai
a prendere misure, a fare rapporti di proporzioni>>, mi ha
raccontato Suor Blandina. <<Scoprii che l'altezza e la larghezza
del volto hanno le stesse misure. L' indice morfologico risulta
identico in tutte e due le immagini. Mi sono soffermata sulle
ecchimosi, gli edemi, le ferite della fronte, quella del setto
nasale, i grumi di sangue coagulato negli strati profondi della
pelle, trovando che sono nelle stesse posizioni sia nel Velo di
Manoppello che nella Sindone. Realizzai dei lucidi delle due
immagini e, soprapponendoli, trovai che combaciavano perfettamente.
<<Continuai in queste mie osservazioni
e meditazioni per una quindicina d’anni. Scrissi a celebri studiosi
della Sindone parlando del Volto di Manoppello che non conoscevano e
rivelando le scoperte che avevo fatto. Fui impertinente, insistente,
ossessiva. Finalmente qualcuno cominciò a prendermi in
considerazione. Studiosi importanti andarono a Manoppello,
osservarono la reliquia, iniziarono ricerche, scrissero articoli
scientifici, libri importanti e oggi l’interesse per questo Volto di
Gesù è veramente molto forte>>.
Il
primo studioso di fama che ascoltò le indicazioni di Suor Blandina e
cominciò a interessarsi del “Volto Santo” fu Padre Heinrich Pfeiffer,
gesuita, docente di Storia dell’Arte Cristiana presso l’Università
Gregoriana di Roma e membro della Pontificia Commissione per i Beni
Culturali della Chiesa. Egli fece approfondite ricerche storiche,
ricostruendo i percorsi della reliquia di Manoppello, dimostrando
che era conosciuta e venerata fin dai primi tempi della Chiesa.
Il secondo studioso che prese a cuore
la vicenda è stato il professor Padre Andreas Resch, religioso
redentorista, due lauree, una lunga e applaudita carriera di
ricercatore e di docente universitario, fondatore dell’Istituto
scientifico “Imago Mundi”, che ha sede a Innsbruck ed è ritenuto il
più prestigioso laboratorio di ricerche sulla fenomenologia delle
zone di frontiera della scienza.
Il professor Resch, dopo aver
esaminato il lavoro compiuto da Suor Blandina, si è recato a
Manoppello dove ha compiuto ricerche meticolose direttamente sulla
reliquia. Ha poi elaborato i dati al computer, confrontandoli con
quelli del Volto della Sindone. Le sue conclusioni, che ha esposto
in un importante studio scientifico, sono sconvolgenti. Lui stesso
me le ha sintetizzate nei seguenti cinque punti:
<<Primo:
tra il volto della Sindone e quello di Manoppello vi sono
corrispondenze del cento per cento. Quindi, le somiglianze non sono
una coincidenza.
<<Secondo: il volto della Sindone e
quello del Velo appartengono alla stessa persona.
<<Terzo: nessuna di queste immagini è
stata creata da mano umana.
<<Quarto: la loro formazione
indicherebbe un qualche processo fotochimico.
<<Quinto: l’origine delle due immagini
e le loro corrispondenze è da definire umanamente inspiegabile>>.
Si tratta di conclusioni che fanno
venire i brividi. E sono conclusioni certe, scientifiche,
inoppugnabili, che documentano una realtà che non è di questo mondo.
Si potrebbe concludere dicendo che ormai vi è la certezza che il
“Volto Santo” di Manoppello sia la vera fotografia di Gesù al
momento della risurrezione. Un regalo che, insieme all’immagine
della Sindone, egli ha voluto lasciare all’umanità.

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