Fabio, ragazzo down,
ha realizzato un sogno
<<Vorrei fare
il giornalista, mi piace scrivere e raccontare le storie>>, è
iniziato tutto così. Con un desiderio spontaneamente confidato a un
inviato del settimanale Gente, che lo intervistava per i suoi
meriti scolastici.
E perché no?
A 19 anni,
Fabio Lombardi ci ha provato ed è andato alla grande, vedendosi
subito pubblicati, tanto per cominciare, due ampi articoli su uno
dei maggiori rotocalchi italiani.
Facile dire che
è stato bravo, come quando, l’estate scorsa, questo ragazzo di
Treviso ha preso la maturità col punteggio massimo, all’Istituto
Tecnico. Ma Fabio è un ragazzo speciale, e non solo uno dei tanti
studenti modello, con un sogno davanti da realizzare. E’ nato con
la sindrome di Down, quella che i medici definiscono “Trisomia 21”.
Di giornalisti come lui, in Italia non ce ne sono altri.
<<Fabio è la
nostra gioia>> dicono il papà, Luciano Lombardi, mamma Giustina e la
sorella Laura. E certo, di soddisfazioni ne dà tante. Pratica
Rebunkan, una disciplina del Karate, è appassionato di cavalli, ha
lavorato per un certo periodo in un supermercato di Treviso,
razionalizzando al computer entrate e uscite delle merci, e ha
perfino tenuto una lezione sull’apprendimento visivo al teatro
Palladio, davanti a centinaia di persone. Non stupisce dunque, se in
veste di inviato e di ospite in trasmissione, Fabio Lombardi ha già
calcato due volte il palcoscenico della Rai, a Domenica In e
a Cominciamo bene estate.
La cosa più
straordinaria, in realtà, è che ora che ha intervistato Pippo Baudo
e Massimo Giletti, risposto alle domande di Michele Mirabella, fatto
amicizia con Ambra Angiolini e ricevuto i complimenti da parte di
lettori di tutta Italia, a differenza dei ragazzi della sua età
baciati dal successo e lanciati dai media, lui ancora non si è
montato la testa. Si tiene quotidianamente in esercizio con la
scrittura, con l’aiuto di suo padre Luciano, e dedica diverso tempo
alla lettura, che è sempre stato uno dei suoi maggiori interessi.
Perché Fabio è davvero un ragazzo in gamba, e per rendersene conto
basta leggere ciò che scrive, vedere le cose coi suoi occhi, pieni
di profonda ingenuità.
Quando
ci siamo conosciuti la scorsa estate, appena diplomato, mi hai detto
che desideravi diventare un giornalista. Ora che hai scritto i tuoi
primi articoli per Gente, che hai intervistato personaggi
dello spettacolo come Pippo Baudo e Massimo Giletti, come ti senti?
Puoi dirmi se ti piace fare il giornalista?
<<Carissima
Emanuela, io mi sono trovato molto bene nell’improvvisato ruolo di
giornalista, e questa nuova sensazione forte mi sta incitando a
migliorarmi. Io ci metto tutto il mio impegno, ma la cosa più
importante sarà accertare se le idee che riesco ad esprimere
piacciono alla gente. Se il mio modo di vedere le cose del mondo
sarà giudicato piacevole, nuovo e interessante, io ne sarò
felicissimo e ogni sforzo per continuare a scrivere sempre meglio
non mi peserà. “Due delle mie professoresse paragonate entrambe alla
Fata Turchina ed io a Pinocchio”, “Baudo visto simile a una pantera
dominatrice del territorio”, “Giletti che sprizza umanità”, “io che
in certi momenti emozionanti sembro un baccalà”, sono state
considerate espressioni felici, speriamo che in futuro la mia mente
ne scovi anche di migliori>>.
Sei stato
ospite di Michele Mirabella e Ambra Angiolini nella trasmissione di
Rai Tre “Cominciamo bene estate”. E hai
documentato per il settimanale Gente il dietro le quinte di “Domenica
In”. Che cosa ti ha colpito del mondo della televisione? E’ come
te lo aspettavi?
<<Ti dirò che,
dopo aver frequentato l’ambiente della televisione, due chiare
impressioni sono rimaste vive nella mia testa, perché più di tante
altre mi hanno colpito veramente.
<<La prima: il
gran numero di persone che lavorano seriamente affinché altre
compaiano sul teleschermo e possano entrare nelle case degli
italiani per portare notizie e divertimento. Loro non appaiono mai,
pur avendo il merito più grande per il buon funzionamento della
tivù. Il grande pubblico non le conosce e io sono veramente contento
di averne potute vedere alcune mentre svolgevano il loro lavoro. Ad
esempio: gli addetti alla sala di regia mi hanno davvero stupito per
la rapidità con cui svolgono le loro mansioni, che consistono
principalmente nel fornire precipitose informazioni ai cameraman sul
cosa fare durante le riprese di una trasmissione e nell’azionare con
sicurezza fulminea una foresta di levette e tasti. Con me, poi,
tutti sono stati davvero molto cortesi, nonostante avessero molto da
fare. Una cortesia che m’è piaciuta molto.
<<La seconda:
Molti dei personaggi che ho incontrato, quasi tutti, mi sono
sembrati assai migliori “dal vivo”, molto più interessanti ed umani
di come appaiono in tivù. Perciò ti posso dire che m’aspettavo
d’incontrare dei divi da prendere con le pinze ed invece ho parlato
con delle persone vere che mi sono piaciute moltissimo per tante
loro buone qualità>>.
C’è un
episodio curioso, legato a queste due prime esperienze d’inviato o
di ospite televisivo, che vorresti raccontare?
<<Quello che sto
per dirti ti sembrerà strano e lo è stato anche per me. Potrei
parlarti del piacevole racconto che Pippo Baudo mi ha fatto
ricordando la sua prima esperienza di conduttore televisivo, oppure
dirti che Massimo Giletti mi ha impressionato per l’entusiasmo con
cui ha voluto spiegarmi quanto genuina sia la sua partecipazione ai
problemi gravi della gente, o di come Michele Mirabella abbia
scherzato con me sul fatto che ai suoi articoli i giornali non
concedono lo spazio lasciato ai miei, o ancora di come scende la
calma in me ogni volta che m’incontro con Pino Aprile, (direttore di
“Gente”, il settimanale per cui scrivo), e di quanto mi
piace il suo
abbraccio incoraggiante. Invece, ti racconterò del mio incontro con
Ambra Angiolini. Perché? Perché, quando mi sono incontrato con lei e
a braccetto siamo andati a visitare gli studi di RAI TRE, io mi sono
messo a parlare, parlare e parlare. Se non è un fatto curioso,
questo…! Per un baccalà, poi! Di solito, in occasioni come questa io
mi trovo con così tante cose da dire che non mi esce una sola parola
dalla bocca. Con Ambra, invece, ho parlato di cantanti e canzoni, di
film e di sceneggiati televisivi. E ancora, dei miei desideri per il
presente e il futuro. Mi sono meravigliato tanto della facilità con
cui conversavo con lei, che mi ascoltava con deliziosa cortesia. Che
la facilità con cui parlavo sia scaturita dal desiderio di far colpo
su di lei? Ma, chissà. Non te lo so dire>>.
Tempo fa,
scrivevi sul tuo diario: “Io sono diverso nell’insieme della
diversità della Natura”. Parole che si commentano da sole. Ora che
hai l’occasione di parlare a tante persone, sui giornali o alla
tivù, oppure attraverso Internet, c’è qualcosa che vorresti
aggiungere sul tema della diversità?
<<Per quanto
riguarda la risposta a questa domanda, accetto il consiglio di mio
papà che mi dice di approfittare dell’occasione per rendere noto a
più persone il profondo valore delle parole scritte
dall’illustrissimo professor Reuven Feuerstein, che ora sto per
citare. “I genitori devono sapere che il cromosoma in eccesso,
quello che provocherà la sindrome di Down, è un cromosoma
perfettamente normale, che deriva direttamente dal padre (25%
dei casi) o dalla madre (75% dei casi). In altri termini non
viene da “chissà chi” o da “chissà dove”, non è un cromosoma
“cattivo” o “malato”. Devono anche sapere che, poiché è da loro
stessi che provengono i cromosomi, il bimbo affetto da sindrome di
Down somiglierà a loro e a tutti i membri della famiglia. Il
loro figlio, un essere umano come tutti gli altri e in quanto
tale diverso da tutti gli altri,
sarà unicamente loro. Più loro di qualsiasi altro figlio.”
<<Io posso
aggiungere soltanto che, come ho detto scrivendo su Il
Gazzettino, sono estremamente felice di appartenere ai miei
meravigliosi genitori>>.