TRENTACINQUE ANNI D’AMORE CON ROMA MA
CHE EMOZIONE ORA CHE CI RITORNO di
Claudio Baglioni La
sento da lontano, come un vento impetuoso che sale dal mare e porta
il profumo di una nuova stagione. A mano a mano che mi avvicino, si
fa sempre più forte. Stordisce. Inebria. Confonde. Cerco di
controllarla, ma non esiste guinzaglio in grado di trattenerla. Mi
sfugge di mano e corre via, come un cavallo che rompe la staccionata
e corre, libero, su una piana sconfinata. E’ l’emozione di
essere qui, nella città alla quale devo di essere la persona che
sono: uomo e musicista. Una febbre per la quale non esiste vaccino,
né terapia. Si placa, a volte, ma non passa mai. Cova dentro,
mentre si avvicina il momento di un nuovo incontro e sale alle
stelle quando, finalmente, arriva la vigilia. Allora mi dico che
sono ormai trentacinque anni che convivo con questa meravigliosa
“malattia”, che dovrei esserci abituato e che come si dice per
lo sport giocare in casa è sempre un vantaggio. Ma non è così.
Ogni volta il brivido aggredisce, l’emozione stordisce e ti
accorgi che la febbre che pensavi passata non solo è ancora lì, ma
sta addirittura crescendo. Questa volta, poi, i sintomi sono ancora
più forti. Forse perché ho finalmente trovato il coraggio di
portare al centro di questa meravigliosa casa millenaria, che ci
culla tra le sue braccia di madre e di amante, la mia piccola casa
quella nella quale ho cucito insieme le parole e le note che ho
raccolto per strada per aprire le sue porte e far entrare tutti
quelli ai quali quelle parole e quelle note hanno regalato (così
come hanno fatto con me) un piccolo cristallo di emozione.
“Crescendo” è esattamente questo: la casa di questi
trentacinque anni di musica, quel minuscolo frammento di universo
nel quale abita l’uomo che indossa il mio viso e risponde al mio
nome e che cerca di trovare la rotta che unisce il continente-uomo
all’isola-artista ed entrambi al burrascoso oceano del tempo che
abitiamo. Non a caso il senso di questo progetto che, all’inizio,
non prevedeva più di trenta date e che, grazie alla passione e
all’affetto di tutti voi, ha già superato la boa delle cinquanta
date e sembra destinato a crescere ancora è proprio in questo
palco/casa allo stesso tempo simbolo e teatro delle stagioni nelle
quali questa piccola storia va in scena. Quattro piani, uno per
ciascuno dei momenti importanti che scandiscono questo crescendo:
l’energia disordinata e graffiante della “cantina”, dove si
respirano le emozioni sgrammaticate, ma intensissime, degli esordi;
il “soggiorno” della maturità, nel quale si consuma il lento
lavoro di riflessione e costruzione delle atmosfere; la
“terrazza” sulla quale si trascorrono le molte notti insonni che
accompagnano la vigilia di ogni gran giorno e il “palco” vero e
proprio, dove si libera tutta l’adrenalina dello show. Ma
“Crescendo”, in fondo, è anche un viaggio. Viaggio nel passato,
nel presente, nel futuro. Passato, presente e futuro
indissolubilmente legati a questa città, ai luoghi (alcuni dei
quali sono rimasti impigliati in qualche canzone) che mi hanno visto
e mi vedono appassionato “passante” e alle persone, ai compagni
di strada, che sono la qualità più importante di ogni viaggio,
ancora di più della meta stessa. E, anche in questo, Roma non
delude. Mai. Per questo “Crescendo” non è solo la piccola
storia della mia vicenda personale, ma la storia di una crescita
comune, del magico cortocircuito che ci lega attraverso il filo
invisibile, ma forte come nessun altro, delle parole e delle note,
che hanno il potere di crescere in noi le emozioni e mantenerne
inalterato richiamo, fascino, sapore e senso per sempre. Lo stesso
cortocircuito al quale, mi auguro, riusciremo a dare vita, insieme,
nelle tre notti di note del Palalottomatica, con la speranza di
restituire a tutti voi almeno una piccola parte della passione e
dell’emozione che voi date a me, con l’augurio che lungo la
vostra strada passione ed emozione non manchino mai e che la voglia
di sognare sia sempre di casa, così come mi sento di casa io, ogni
volta che posso dividere una notte di note con voi, in questa
incredibile casa comune. “Crescendo”, ancora una volta, insieme. |