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DA
35 ANNI,
EREDE
E SEGRETARIO DI PADRE PIO
Si chiama Fra Modestino. Ha 86 anni, è nativo di Pietrelcina
come Padre Pio, da 57 è frate cappuccino come Padre Pio e da 35 vive
nel convento di San Giovanni Rotondo dove è vissuto Padre Pio e dove il
santo è ora sepolto. E’ fratello laico, cioè non è sacerdote, non dice la Messa non può confessare. Ma non
c’è nessun altro religioso a San Giovanni Rotondo ricercato dalla
gente come lui.
<<Le persone vengono a confidarmi le loro
pene, i loro problemi. Io ascolto e poi riferisco quello che mi
suggerisce Padre Pio>>, dice con una voce fanciullesca, gesticolando
felice ed esprimendosi nel suo abituale dialetto tipico di Pietrelcina,
proprio come faceva sempre padre Pio.
Lo fermiamo all’ingresso del corridoio del
convento, sottraendolo per qualche minuto a una lunga fila di pellegrini
che attendono per poter parlare con lui. E’ lo scenario in cui Fra
Modestino svolge il suo apostolato da anni ed anni.
La fila delle persone che vogliono incontrarlo, si forma fin
dalle prime ore del giorno e arriva a volte ad essere lunga anche cento,
duecento metri. L’attesa dura ore. Certi giorni anche sette, otto ore.
Le persone che desiderano parlare con Fra Modestino
appartengono alle più svariate categorie. Persone semplici, povere, dai
volti straziati da grossi problemi, ma anche persone distinte, ben
vestite, professionisti, medici, avvocati. Fra Modestino non ha studiato
teologia, ha imparato a leggere e a scrivere frequentando una scuola
serale, ma tutti sanno che le sue risposte sono illuminate
e anche i teologi e i professori vanno a chiedergli consiglio.
<<Caro amico, io non so proprio che cosa dico
alla gente>>, afferma il fraticello allargando le braccia.
<< Io prego, ho fede, voglio bene a Gesù, il resto lo fa Padre
Pio. Quando parlo, penso a lui. E’ lui che mi suggerisce le risposte,
e devono essere risposte giuste perché la gente si commuove, piange,
cambia vita, va a confessarsi>>.
Fra Modestino è una istituzione. Tutti lo
conoscono. Lo chiamano l’erede, l’intermediario, il segretario di
Padre Pio. Riceve una quantità di lettere. Ha anche un numero di
telefono personale, per i casi urgenti. Moltissime fra le persone che
vanno a pregare sulla tomba di Padre Pio, vogliono, prima di lasciare
San Giovanni Rotondo, parlare con lui. E moltissime affermano che,
tramite Fra Modestino, hanno ottenuto da Padre Pio grazie portentose.
La leggenda che circonda questo fraticello sembra
un racconto tratto dei “Fioretti” di San Francesco. Padre Pio,
giunto ormai agli ultimi giorni della sua vita, fece chiamare Fra
Modestino, suo amico da anni e suo paesano, mandandogli a dire:
“Vieni, ho qualche cosa di importante per te”. Fra Modestino, che
allora era nel convento di Isernia, a una settantina di chilometri da
San Giovanni Rotondo, andò subito da padre Pio. Il santo, come lo vide,
lo abbraccio e gli disse: “Caro fratello, io me ne sto andando da
questo mondo ma tu dovrai continuare la mia missione presso i miei
“figli spirituali”. Qualunque cosa mi chiederai, io ti ascolterò”.
E come pegno della sua promessa, Padre Pio prese la corona del Rosario
che teneva tra le mani e la regalò a Fra Modestino.
Da allora Fra Modestino cominciò la sua missione:
quella di essere “intermediario” tra Padre Pio e le persone che
hanno bisogno di lui. Una missione iniziata in sordina ma che a poco a poco è
andata ingrandendosi fino a diventare un fenomeno clamoroso, tanto che i
superiori hanno dovuto assegnare al fraticello una stanza dove ricevere
le persone, un telefono per i casi urgenti e anche un collaboratore.
E i risultati sono
incredibili. Ogni giorno, centinaia di persone arrivano dalle
regioni più disparate d’Italia e si mettono in fila per
parlare con Fra Modestino. Molti affermano di avere ottenuto grazie da
Padre Pio, per intervento di Fra Modestino. Perfino i due miracoli
ufficiali, quelli serviti per la beatificazione e la canonizzazione di
Padre Pio hanno visto coinvolto Fra Modestino. Non c’è nessuno che
abbia bisogno di un intervento di padre Pio e non ricorra a Fra
Modestino.
Domanda. Quindi, Fra Modestino, tra lei e Padre Pio c’è
uno speciale filo diretto.
Risposta. <<Caro fratello, io non so proprio niente
di che cosa ci sia tra me e Padre Pio. Mi sono trovato in mezzo a questa
faccenda senza accorgermi, e mi sento confuso. Io sono un povero
peccatore, come tutti. E’ Padre Pio, semmai, che vuole servirsi di me
per aiutare le persone che hanno bisogno di lui. Io mi sento indegno ma,
ogni mattina, quando mi sveglio, mi metto umilmente a sua disposizione,
cerco di ascoltare ciò che mi suggerisce e di trasmetterlo agli altri.
Tutto qui>>.
D. E’
vero che prima di morire, il Padre l’ha chiamata per affidargli un
incarico importante?
R.
<<Si, mi ha mandato a dire che aveva qualche cosa da darmi. Ma il
dialogo tra noi due andava avanti da tanto tempo. Io sono suo paesano.
Mia madre era sua coetanea, avevamo la terra confinante alla sua, si può
dire che sono cresciuto sentendo sempre parlare di Padre Pio. Dopo il
servizio militare, sono andato a trovarlo ed ho capito che dovevo vivere
accanto a lui. Ho lasciato la famiglia e mi sono fatto frate anch’io.
Fratello laico, perché non avevo studiato e ormai era troppo tardi per
farlo. Il Padre è diventato la mia guida spirituale, il mio confessore,
il mio maestro di vita. Io divenne suo “figlio spirituale”. Mi
voleva bene. Quando ci incontravamo, mi abbracciava e baciava come un
fossi un suo vero figlio. “Io ti starò sempre vicino”, mi diceva
“lo sguardo di San Francesco sarà sempre sopra di te”. E altre
volte mi diceva: “Ricordati, da me ciò che vorrai, avrai”.
<<Ero tanto felice di sentirmi “figlio
spirituale” di Padre Pio. E un giorno, nel 1956, mentre ero nel
convento di Agnone, nel Molise, pensavo a quante persone desideravano
poter diventare figli e figlie spirituali di Padre Pio ma non avevano la
possibilità di andare a San Giovanni Rotondo a fare la domanda al Padre
e ottenere il suo beneplacito. Così decisi di chiedere al Padre che mi
desse l’autorizzazione di accettare, a nome suo e per suo conto, che
le persone che lo desideravano diventassero suoi “figli spirituali”.
E lui accettò. Mi disse: “Fa ciò che mi chiedi e io ti assisterò”.
<<Così iniziai la mia missione di far
diventare “figli spirituali di Padre Pio”, coloro che me lo
chiedevano. A metà settembre del 1968, il Padre mi mandò a chiamare
dicendomi che doveva darmi qualche cosa. Andai subito a San Giovanni Rotondo. Era il 20 settembre. Il
Padre era molto sofferente, ma era in piedi perché celebrava
cinquant’anni dall’impressione delle stigmate, avvenuta il 20
settembre 1918. Ascoltai la
Messa celebrata da lui, e poi andai a salutarlo. Mi abbracciò. Era
commosso, piangeva. Ad un certo momento prese
la corona del Rosario che aveva in mano, me la diede dicendomi:
“Ecco, ti affido il santo Rosario. Diffondilo tra i miei figli”.
<<Quelle furono le ultime parole che Padre
Pio mi disse. Tre giorni dopo, morì. In quel gesto, quello di regalarmi
il suo Rosario personale, dal quale non si separava mai, per nessuna
ragione, ho visto un ulteriore invito a interessarmi dei suoi figli
spirituali e di diffondere tra loro la pratica della recita del Rosario.
Ho ritenuto questo compito una mia missione e mi ci sono dedicato
con tutto me stesso>>
D. Quante persone sono diventate, attraverso di lei, “figli
spirituali” di padre Pio?
R. Tantissime. Un esercito. Faccia il calcolo di quanta gente ho
incontrato. Sono ormai oltre trent’anni che svolgo questo apostolato.
Ogni giorno, dieci, dodici ore, qui, ad ascoltare le persone che hanno
bisogno dell’aiuto di Padre Pio. Molti mi chiedono di diventare
“figli spirituali del Padre”, io, con l’autorizzazione ricevuta
dal Padre stesso, do loro
questa possibilità. Ogni
sera, alle 21, ci uniamo spiritualmente per pregare. Io scendo nella
cripta della chiesa, mi inginocchio davanti alla tomba di Padre Pio e
recito il Rosario. Tutti i figli spirituali del Padre, se possono, in
quel momento, si uniscono a me e insieme preghiamo. Preghiamo per i
sofferenti, per chi ha bisogno, per le intenzioni di Padre Pio, per le
intenzioni del Papa: insomma cerchiamo di renderci utili al mondo, e ai
problemi che angustiano il mondo, con la preghiera, come ci ha insegnato
Padre Pio>>.
D.
E’ vero che molte persone, ricorrendo a lei, hanno ottenuto grazie
straordinarie?
R.
<<Non “ricorrendo a me”. Io non c’entro niente.
“Ricorrendo a Padre Pio”, sia pure attraverso di me, che cerco di
essere uno strumento utile nelle sue mani. Le grazie le avrebbero
ricevute anche senza di me. E’ la loro fede, le loro preghiere a Dio
che fanno scaturire le grazie. Io servo da paravento, sono come
“un’occasione” che richiama l’attenzione della gente e fa
pensare a Dio, a Padre Pio>>.
D.
Dopo la canonizzazione di Padre Pio, il flusso dei pellegrini qui a San
Giovanni Rotondo è diminuito?
R.
<<Al contrario, è aumentato. Lo scorso anno abbiamo avuto circa
nove milioni di pellegrini, un milioni in più degli anni precedenti. La
gente è attratta da Padre Pio, sente che egli ama e aiuta tutti>>.
D. Si
sono verificati miracoli dopo che il Padre è stato proclamato santo?
R.
<<Se ne verificano in continuazione. Ogni giorni io trovo persone
che mi confidano di aver ottenuto guarigioni strepitose e vengono a San
Giovanni Rotondo per dire “grazie” a Padre Pio. Un giovanotto, che da molti anni viveva su una sedia a
rotella, con le gambe paralizzate, ora gioca a pallone. Un bambino era
finito sotto una macchina ed è rimasto illeso. Una bambina di Bolzano
è caduta dal quinto piano di un palazzo e non si è fatta niente. Ha
raccontato che padre Pio l’aveva presa in braccio e depositata
dolcemente per terra. Un’altra bambina di sei anni, muta dalla
nascita, si è messa a parlare. I suoi genitori erano venuti varie volte
qui a San Giovanni a pregare padre Pio. Potrei raccontarti centinaia di
fatti. E non ti dico delle conversioni, persone che ritrovano la fede,
che cambiano vita. Padre Pio è come una potente energia che continua a
operare prodigi tra coloro
che ricorrono a lui>>.
D. Lei è
anziano: non si stanca a restare ore ed ore, estate e inverno, qui a
parlare con la gente?
R.
<<Sono pieno di acciacchi. Tra qualche mese inizierò il mio
ottantasettesimo anno di vita. Di notte dormo poco per i dolori. Ma
appena vengo qui, e mi siedo al mio posto per svolgere la missione che
padre Pio mi ha affidato, non sento più niente. I dolori svaniscono. La
stanchezza sparisce. Mi sento invaso da una energia e potrei restare qui
anche 48 ore di fila. Vedi? Anche questo è un segno della presenza di
padre Pio. Quando lavoro per lui, per il bene della gente, lui mi aiuta,
mi sostiene, mi dà la forza>>.
Renzo
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