Mentre una commissione di Teologi, sta valutando la Vita, l'opera e gli
scritti di Giovanni Paolo II, su incarico della Congregazione per le cause dei santi, visitiamo gli uffici della Postulazione, dove i
devoti di tutto il mondo inviano lettere e testimonianze.
PAPA WOJTYLA:
SANTO PRESTO O QUANDO?
Copyright
© 2007 editorialegliolmi.it
tonyassante.com
DI
Renzo
Allegri - Foto di
Nicola Allegri
Il processo di
beatificazione di Giovanni Paolo II è alla stretta finale? Proprio
in questi giorni a Roma, presso la Congregazione
per le cause dei santi si è riunita una commissione, composta da
otto teologi più il promotore della fede, monsignor Sandro Corradini,
per valutare vita, opere e scritti di Karol Wojtyla e dare il via
libera alla procedura ultima. In pratica, la commissione deve
esaminare il lavoro compiuto nell’ambito della prima fase del
processo di beatificazione, quella che è chiamata “processo
diocesano”, e soprattutto esaminare le prove di santità raccolte e
ordinate dal postulatore, cioè dall’”avvocato difensore” della
causa, monsignor Slawomir Oder, in un documento di 1500 pagine. Se
la commissione approverà il lavoro del tribunale diocesano e quello
dell’avvocato difensore, il giorno fatico della beatificazione di
Giovanni Paolo II dovrebbe essere molto vicino.
Quanto vicino?
Tutti se lo chiedono. Ma è impossibile stabilirlo.
Viene in mente
la frase “santo, santo subito” gridata dalla folla durante le
esequie di Papa Wojtyla, la mattina dell’8 aprile 2005, e poi
diventata uno slogan. Celebrava il rito il cardinale Ratzinger e con
lui concelebravano 157 cardinali. Erano presenti 700 vescovi e 3000
tra prelati e sacerdoti. Da ogni parte del mondo erano giunti i
potenti della terra: 169 delegazioni straniere con 10 monarchi, 59
capi di Stato, 3 principi ereditari, 17 capi di governo, primi
ministri, presidenti di parlamenti, ministri. E una folla di
fedeli calcolata intorno a due milioni, mentre le telecamere di
137 catene televisive di 81 Paesi, trasmettevano la cerimonia in
diretta, in mondovisione, raggiungendo un numero di spettatori
calcolato sui tre miliardi.
C’era
la Chiesa e il mondo intero intorno a quella bara povera, posta
sulla nuda terra della piazza. E quel grido “Santo, santo subito”,
ripetuto durante l’omelia del cardinale Ratzinger pareva una
ripetizione corale e quasi dolorosa, rivolta alla Chiesa. Ratzinger,
che in quel momento, come cardinale decano, rappresentava la Chiesa,
volle rispondere e lo fece con delle frasi incredibili che,
pronunciate in quel momento, davanti alla più grande assemblea
ecclesiale che si potesse immaginare e al mondo intero avevano il
significato di una proclamazione, di una beatificazione immediata.
Con voce sicura, commossa e ispirata, disse: “Possiamo essere sicuri
che il nostro amato Papa sta adesso alla finestra della casa del
Padre, ci vede e ci benedice”. Il 28 aprile, poi, cioè sole tre
settimane dopo quelle esequie, quando Ratzinger era diventato Papa
da nove giorni, volle dare il via libera per l’inizio della causa
di beatificazione di Papa Wojtyla, concedendo la deroga alla norma
canonica che stabilisce che le cause di beatificazione non possano
iniziare prima che siano passati cinque anni dalla morte del
candidato.
Sembrava quindi
che l’invocazione “santo santo subito” potesse trovare una una
immeditata risposta. Sono trascorsi quattro anni. Se il processo si
concludesse a breve, quel grido avrebbe ancora un significato. Ma,
purtroppo, in Vaticano non tutti sono ottimisti.
<<Restano
ancora delle ombre, molte ombre>>, affermano i pessimisti.
Ritengono impossibile che, a così breve distanza dalla morte, si
sia potuto esaminare con equilibrio e completezza l’esistenza di un
pontefice che ha regnato per quasi 27 anni e ha intrattenuto
rapporti con i potenti di ogni parte del mondo. Inoltre, affermano
che non si possa procedere in questo processo senza prima esaminare
tutti gli scritti di Wojtyla. Giovanni Paolo II, nel testamento
aveva chiesto che tutte le sue carte private fossero bruciate, ma il
suo segretario Stanislao Dziwisz le ha conservate e l’immenso
archivio è stato trasferito da Roma all’arcivescovado di Cracovia
dove però non è ancora stato inventariato e non è stato possibile
quindi esaminare il contenuto di quelle carte. Ci sono poi i
documenti dei servizi segreti russi e polacchi. Gli 007 di quei
Paesi spiarono in continuazione la vita di Wojtyla, ed erano
riusciti anche a infiltrare quattro superspie del KGB nello stretto
entourage del papa in Vaticano. Che cosa contengono quei documenti
segreti?
I dubbi dei
pessimisti si scontrano con i sostenitori della tesi “santo santo
subito”. I quali temono che, a voler esaminare tutto, ci si immetta
in un labirinto da cui non si sa quando si potrà uscire. Come è
accaduto per la causa di beatificazione di Pio XII e, in un certo
senso, anche per quella di Giovanni XXIII. I Papi moderni, che hanno
una attività diplomatica intensissima, con contatti con tutte le
nazioni, credenti e non credenti, possono diventare bersaglio di
campagne diffamatorie, basate su calunnie e su falsi documenti, che,
grazie al frenetico tam tam mediatico tipico della nsotra civiltà,
diventano baluardi insuperabili.
Chi avrà
ragione nell’immediato per quanto riguarda la causa di
beatificazione di Giovanni Paolo II? Gli ottimisti o i pessimisti?
Ratzinger o i burocrati intransigenti? Per il cronista che cerca una
riposta chiara, il Vaticano resta impenetrabile.
In attesa che
il dilemma si chiarisca, abbiamo visitato gli Uffici della
Postulazione, il luogo cioè dove lavora l’avvocato difensore,
monsignor Oder, colui che nel processo di beatificazione ha avuto
l’incarico di produrre le “prove” della santità di Giovanni Paolo II.
Ci
ha guidato la dottoressa Aleksandra Zapotoczny che in questi quattro
anni ha fatto parte del gruppo dei collaboratori più stretti di
monsignor Oder. <<Queste sono le stanze dove arriva tutto quello
che riguarda Papa Wojtyla>>, dice Aleksandra Zapotoczny. <<In
particolare lettere con le speranze, le angosce, le ansie e gli
affetti del mondo che ama Giovanni Paolo II>>.
Siamo al quarto
piano del Palazzo arcivescovile del Vicariato di Roma. Gli Uffici
del Postulatore sono francescanamente semplici. Poche stanze e
nessun lusso.
Aleksandra
Zapotoczny è una giovane giornalista polacca nata a Wadowice, la
cittadina di Karol Wojtyla. Lavora con il postulatore della Causa
fin dall’inizio ed è quindi molto informata sull’argomento. E’
responsabile del periodico “Totus
tuus”, la rivista ufficiale della causa di
beatificazione di Papa Wojtyla, ed ha pubblicato tre libri di
testimonianze sulla sua santità. <<Ho imparato ad amare Giovanni
Paolo II fin da bambina>>, dice. <<Mia madre, medico, raccomandava
sempre i suoi malati a Papa Wojtyla, e quando lui era in vita, li
portava qui a Roma perché li benedisse. Mia nonna, fu compagna di
scuola al liceo di Karol; la mia bisnonna si inginocchiava quando lo
vedeva in televisione. Non avrei
mai potuto pensare che un giorno la mia vita sarebbe stata così
legata Giovanni Paolo II>>.
Di
quante persone è composta l’équipe dei collaboratori del
Postulatore?, chiediamo
<<Il gruppo che
lavora qui con monsignor Oder, cioè i suoi stretti collaboratori, è
esiguo>>, risponde Alessandra Zapotoczny. << Praticamente siamo in
quattro: la dottoressa Michèle Smits, belga, che è la segretaria di
monsignor Oder; ci sono io, polacca, che faccio da assistente al
postulatore per le cose polacche, da intermediaria con i
giornalisti e curo la rivista “Tutus tuus”. Poi ci sono due
italiani, don Giuseppe Mangia che risponde alle lettere dei lettori
e provvede a soddisfare le loro richieste, e Stefano Chiodo che è
responsabile del sito Internet>>.
<<Che genere
di lavoro è il vostro?>>
<<Aiutiamo il
postulatore a tenere i contatti con la grande famiglia degli
ammiratori e dei devoti di Giovanni Paolo II. Famiglia immensa,
sparsa su tutta la terra. Monsignor Oder, come postulatore, lavora
con la commissione incaricata di raccogliere e valutare tutto quello
che riguarda Giovanni Paolo II. Noi invece teniamo i contatti con
il pubblico, con i giornali, con la gente.
<<Monsignor
Oder è un lavoratore infaticabile. Ha organizzato tutto con criteri
innovativi. Questo genere di processi erano operazioni macchinose
che procedevano su binari vecchi e lenti. Un procedere imbrigliato
da antiche consuetudini e lentezze burocratiche. Monsignor Oder, fin
dall’inizio del suo mandato ha deciso di utilizzare tutti i mezzi
moderni e i canali della comunicazione. In particolare quelli
legati a Internet, la rete globale. Quindi, ha voluto che ci fosse
un Sito, in cui dare le informazioni sul processo in tempo reale: e
la posta elettronica, attraverso la quale la gente, in qualunque
parte del mondo, poteva inviare notizie e informazioni. Questo
sistema ha aiutato molto il lavoro, rendendolo dinamico. Ed ha anche
trasformato il processo di una beatificazione, che in genere, nel
suo svolgersi, era un fatto un po’ misterioso per la gente, in una
vicenda pubblica, interessante, seguita, come era giusto fosse per
un personaggio tanto amato dalle folle come Giovanni Paolo II. E per
rendere partecipi anche coloro che non usano il computer, ha
inventato una rivista sulla quale si pubblica quello che si trova
sul sito.
Che cosa
arriva in questo vostro ufficio?
<<Di tutto.
Lettere, e-mail, testimonianze, regali fatti a Papa Wojtyla,
invocazioni disperate di aiuto, richiesta di preghiere, una valanga
di materiale.
<<Le lettere,
le e-mail vengono lette, catalogate e conservate. Se necessario, si
risponde.. Quelle più significative le abbiamo pubblicate sul sito e
sulla rivista. Tutti e due, rivista e sito, hanno lo stesso titolo:
“Totus Tuus”, che richiama la frase di Papa Wojtyla, nei confronti
della sua grandissima devozione alla Madonna: “Tutus tuus ego sum”.
All’inizio, la rivista era di 4 pagine. Poi, grazie anche
all’incoraggiamento del cardinale Ruini e alla richiesta dei
lettori, la rivista è cresciuta, oggi ha 32 pagine e viene
pubblicata in sei lingue: polacco, italiano, spagnolo, inglese,
francese e portoghese. Io sono responsabile della edizione in
polacco, mentre c’è un capo redattore, Angelo Zema, per le altre
lingue>>.
Cosa scrive
la gente?
<<Confida il
suo amore, la sua devozione per Giovanni Paolo II. Molte lettere
contengono richieste di aiuto. Le persone si rivolgono a Giovanni
Paolo II come se fosse vivo. Lo chiamano per nome, “Caro Papa”,
“Caro Karol”, “Caro Giovanni Paolo”, e anche “Caro papà”. Raccontano
le loro pene, le sofferenze, fisiche e morali. A volte le loro
tragedie. Certe lettere sono macchiate e si capisce che la persona
scrivendo piangeva. Ma ci sono anche tante lettere di
ringraziamento. Persone che raccontano di aver pregato il Papa e di
aver ottenuto grazie importanti, guarigioni strepitose, miracoli.
Nel primo anno dopo la morte del Papa, le lettere erano
prevalentemente dominate dal dolore per la perdita di Giovanni
Paolo, persona amatissima. Nel secondo anno invece dominavano le
richieste di aiuto. Nelle lettere del terzo anno dopo la morte,
prevalgono i ringraziamenti per grazie ricevute e i racconti di
conversioni, di guarigioni prodigiose>>.
Da
dove provengono le lettere?
<<Soprattutto
dalla Polonia e dell’Italia, ma in pratica da tutto il mondo. Anche
dal Giappone, dalla Cina. Scrivono cattolici, ma anche islamici,
ebrei, buddisti, protestanti, e perfino atei, che si dichiarano
tali, ma che in realtà dimostrano con il loro scritto, di amare
profondamente Papa Wojtyla>>.
C’è qualche
lettera che ricorda in maniera particolare?
<<Le ricordo
tutte perché ognuna è come un brandello vivo di sofferenza e di
amore. Mi commuovono soprattutto le lettere delle giovani spose che
desiderano avere un figlio e non arriva.
<< Sembra che
Giovanni Paolo II, dal cielo, sia molto sensibile a questi problemi.
Monsignor Oder dice che, quando sarà fatto santo, Papa Wojtyla
potrebbe diventare il protettore delle mamme che non riescono ad
avere figli. Sono moltissime infatti le lettere di spose che
ringraziano Giovanni Paolo II perché hanno avuto la grazia di un
figlio dopo cinque e anche dieci anni di attesa. Qualcuna di queste
mamme a volte viene a Roma a pregare sulla tomba del Papa e poi
vengono qui, nei nostri Uffici, con il bambino in braccio a farcelo
vedere>>.
Ci sono
lettere che raccontano di qualche guarigione veramente prodigiosa?
<<Molte. Le
lettere sono servite proprio per conoscere le guarigioni che sono
poi state studiate e utilizzate come “prove” di santità. A volte le
guarigioni risultavano così strepitose che la gente, pensando che
noi non si potesse credere a quanto raccontava, ci inviava anche le
cartelle cliniche.
<<Mi ha molto
colpito il racconto di una donna di 50 anni. Ammalata di tumore, con
metastasi diffuse, fu dimessa dall’ospedale perché potesse morire in
famiglia. Lei, cosciente del suo stato, si preparava alla morte
pregando Papa Wojtyla. Ma chiedeva anche aiuto, aggiungendo sempre
però la frase; “Sia fatta la volontà di Dio”. Era andata perfino a
comperare il vestito che voleva indossare da morta. Ma ad un certo
momento cominciò a sentirsi meglio. Alla visita di controllo, i
medici rimasero stupefatti. Del tumore e delle metastasi non c’era
più traccia. La signora sta bene e ogni tanto ci manda i saluti.
<<Un altro caso
strepitoso è accaduto in Polonia. Un ragazzo, Davide, fu colpito da
un tumore ai reni. Inoperabile. Nella lettera, la mamma racconta
che furono tentate tutte le cure possibili, ricovero in ospedali
vari, chemioterapia e anche una nuova cura sperimentale americana.
Niente. Il male progrediva rapidamente. Si formarono metastasi ai
polmoni e il giovane non riusciva più a respirare. Sarebbe morto
soffocato. Allora i genitori pensarono di portare Davide a Roma per
pregare sulla tomba di Papa Wojtyla, ma Davide si oppose, disse che
lui non credeva. I genitori insistettero e riuscirono a convincerlo.
Davide non si reggeva in piedi e fu portato sulla tomba del Papa in
barella. I suoi genitori pregavano e piangevano, Lui guardava in
silenzio. Ad un certo momento accadde qualche cosa di stupefacente.
Davide si sentì improvvisamente bene. “Usciti dalla Basilica”,
scrive la mamma del giovane nella sua lunga lettera “Davide ha
cominciato a correre tenendosi con le mani i pantaloni che erano
diventati larghi a causa del suo spaventoso dimagrimento e gli
cadevano”. Il giovane era guarito e sta sempre bene. E’ un
episodio sconvolgente, ma nelle lettere ce ne sono tanti altri di
simili.
<<Mi
commuovono le lettere dei bambini. Mandano disegni dove tratteggiano
il Papa con le ali o con l’aureola dei santi. A volte sulla busta
scrivono come indirizzo. “Papa Giovanni Paolo II” e indicano come
città “Cielo”. Oppure “Paradiso”. Nient’altro. E la cosa stupenda è
che le lettere arrivano qui da noi. Questo significa che molte altre
persone, impiegati delle poste, portalettere delle varie nazioni e
città, si danno da fare perché quelle lettere raggiungono il
Vaticano dimostrando in questo modo che anche loro amano Papa
Wojtyla.
<<Struggenti le
lettere di carcerati e sono diverse. Non chiedono di poter tornare
liberi, ma piangono sulle loro colpe e chiedono perdono. Ricordo un
giovane di 33 anni. Scrisse chiedendo una foto del Papa. Gliela
inviammo. Dopo qualche settimana mandò una lettera di 14 pagine
nella quale raccontava la sua vita sbagliata e la conversione che
era arrivata attraverso il ricordo di Giovanni Paolo II. Voleva
collaborare in qualche modo al processo di Beatificazione. Scrisse
che non aveva soldi per fare un’offerta. L’unico oggetto prezioso
era una collanina d’oro ricordo della sua mamma e mise nella lettera
quella collanina d’oro. Non potevano tenerla. Andai nelle grotte
Vaticane e la posi sulla tomba del papa pregando, Poi la rispedii a
quel carcerato che rispose una lettera che faceva piange>>.
<<Lei
ha raccolto queste lettere anche in alcuni libri>>
<<Sono
testimonianze stupende di fede, di amore. Sono certa che a
conoscerle fa bene. In accordo con monsignor Oder, abbiamo perciò
deciso di raccoglierle in un libro che abbiamo pubblicato un anno
fa, con il titolo di “Miracoli”.
Lo abbiamo pubblicato in Polonia ed è stato un successo strepitoso,
centomila copie in pochi mesi. Per questo abbiamo poi pubblicato un
secondo libro, “Nuovi
miracoli” e un libro con i disegni e le lettere dei
bambini che ho curato con il vaticanista
Franco Bucarelli. Ora questi volumi
saranno tradotti in varie lingue.
<<Il successo
era inevitabile. Questi libri contengono storie che non sono frutto
di invenzione, della fantasia di uno scrittore, sono storie vere,
resoconti semplici di vicende a volte strepitose, come le
guarigioni, veramente accadute e raccontate da chi le ha vissute.
Ma il successo è dovuto soprattutto perché il protagonista di
questi libri è Giovanni Paolo II. E’ morto da quattro anni, ma la
sua popolarità continua ad essere grande, grandissima. Qui nei
nostri uffici ne abbiamo la prova. Con il passare del tempo, le
lettere, le e-mail, invece di diminuire, aumentano. E arrivano da
ogni parte, perché il mondo intero continua a parlare di lui>>.