Nicola Allegri, noto professionista della fotografia (www.nicolaallegri.com) e collaboratore de “Il Faustino”, ci ha mandato questo suo reportage da San Giovanni Rotondo

TRA IL POPOLO DI PADRE PIO

Foto e testo di Nicola Allegri

Copyright © 2007  editorialegliolmi.it   tonyassante.com

Sono già almeno tre e forse quattro milioni i pellegrini che si sono recati a San Giovanni Rotondo per rendere omaggio al corpo di San Pio che dal 24 aprile scorso è esposto alla venerazione dei fedeli nella cripta della chiesa di Santa Maria delle Grazie.   E un giorno, tra quella folla, c’ero anch’io.

Un pellegrino non del tutto spontaneo,  perché io sono stato mandato a San Giovanni Rotondo per realizzare un reportage fotografico. Quindi, per lavoro. Ma in occasioni come queste, è difficile mantenersi estranei, tenere un comportamento strettamente professionale e non essere coinvolti dal fascino misterioso che eventi del genere sprigionano.

Come è noto, Padre Pio è quel religioso cappuccino, nato a Pietrelcina, in provincia di Benevento, nel 1887 e vissuto a San Giovanni Rotondo, in provincia di Bari, dal 1916 alla morte avvenuta il 23 settembre 1968. Un frate speciale, che per mezzo secolo ha portato sul proprio corpo le stigmate, cioè le ferite simbolo della crocifissione di Gesù. Ferite  vive, aperte, sanguinanti che nessun specialista  riuscì a guarire e che non divennero mai cancrena come sarebbe dovuto accadere secondo la scienza medica. Per questo, anche quando era in vita, Padre Pio era considerato un grande santo.  E ogni giorno arrivavano a San Giovanni Rotondo migliaia di persone per parlare con lui.

Grazie alla sua presenza, San Giovanni Rotondo, che era un piccolo centro sul Gargano, povero, sconosciuto e quasi irraggiungibile, divenne una cittadina turistica celebre e ricca, con decine di alberghi, negozi, ristoranti. Dopo la morte del Padre, i pellegrini aumentarono, e aumentarono ancora di più dopo che la Chiesa, nel 2002, lo ha proclamato santo. Attualmente si sono stabilizzati in una media di sei, sette milioni l’anno, una cifra superiore a quella dei pellegrini che  annualmente si recano a Lourdes o a Fatima. 

Quest’anno ricorrono 40 anni dalla morte del Santo e i Frati Cappuccini hanno deciso di fare una ricognizione della salma, per constatarne le condizioni e per esporla poi, per un certo periodo di tempo, alla venerazione dei devoti. La ricognizione è stata eseguita nel marzo scorso e il corpo di Padre Pio è stato trovato intatto.  E’ stato poi esposto al pubblico il 24 aprile e da allora il flusso dei devoti è continuo. Ogni giorno, dalle 7 del mattino alle 19, ma il sabato e la domenica anche fino alle 22, il flusso dei fedeli è ininterrotto.

Il corpo del Santo, vestito nel saio francescano, è disteso dentro una teca di cristallo. Il volto sereno, quasi sorridente,  trasmette un’emozione fortissima. La gente arriva da ogni parte d’Italia e anche dall’estero. Seguendo un percorso obbligato, giunge davanti al Santo, dove si ferma per qualche minuto in preghiera, e poi il fiume umano riprende il suo corso.

Per evitare code chilometriche di devoti in attesa di entrare in chiesa, i religiosi sono stati costretti a  ricorrere alle prenotazioni, in modo da scaglionare le presenze. Hanno calcolato che ogni giorno possono transitare davanti alla salma esposta circa 7000 persone. Ma nessuno viene escluso. Nel senso che chi non ha prenotazione magari deve attende un po’, ma viene sempre ammesso.

Come ho detto, io sono stato mandato a San Giovanni Rotondo per un reportage ed ero quindi dotato un lasciapassare che mi permetteva di muovermi senza restrizioni, in modo che potessi svolgere bene il mio lavoro. Ho avuto così la possibilità di restare di fronte a quel corpo per quasi due ore. In un posto sopraelevato rispetto al piano della chiesa. Quindi, in una posizione che permette di vedere bene la teca con il corpo del Santo.  Ho potuto guardare bene quel corpo, quel volto,  rimirarlo con l’occhio freddo del  fotografo che cerca l’inquadratura più efficace.

E ho potuto guardare bene anche la gente, i pellegrini che arrivavano, sostavano in preghiera. Ho potuto osservare, nei loro occhi, i pensieri, le emozioni, i problemi. Un’esperienza professionale importante, di quelle che non si dimenticano, ma anche un’esperienza umana che lascia un segno.

I pellegrini che ho visto e che ho fotografato erano costituiti per la quasi totalità da gente semplice, umile, gente del popolo. Giovani fidanzati che si tenevano per mano, vecchi smarriti, mamme e papà con i bambini in braccio, donne addolorate. Arrivavano incolonnati e silenziosi. Volti tesi, occhi fissi e tristi. Era gente che aveva affrontato un lungo viaggio non per curiosità, per assistere a uno spettacolo. Ognuno  aveva dentro drammi, preoccupazioni, problemi, sofferenze. Venivano dal Padre a chiedere aiuto, da Padre Pio, il santo che ha trascorso l’intera sua esistenza terrena a consolare, ad aiutare, e che continua a farlo.  E quando si trovavano di fronte quel corpo sereno, il loro dolore e la loro commozione si scioglievano in lacrime. Niente scene isteriche, gesti plateali, ma lacrime  vere che scendevano silenziose sui volti. Qualcuno, forse perché i drammi che si portava dentro erano enormi,  si inginocchiava in disparte, ai margini del fiume umano, nascondeva il viso tra le mani,  incapace di frenare il pianto convulso.

Nessuno si accorgeva della presenza del fotografo. Nessuno badava a ciò che accadeva intorno. Tutti erano rapiti dalla presenza di quel corpo, il corpo del Santo.

Molti si affannavano anche a scattare fotografie con il telefonino. “E’ un comportamento pagano, indegno del luogo sacro”, hanno scritto alcuni giornali. Non mi ha dato questa impressione.  Anche quel gesto estraneo alla preghiera, era un gesto d’amore. Come mi ha detto una ragazza: “Voglio portare a casa un ricordo, da far vedere ai miei genitori, ai parenti, da tenere per me>>.