Nicola Allegri, noto professionista della fotografia (www.nicolaallegri.com)
e collaboratore de “Il Faustino”, ci ha mandato questo suo reportage
da San Giovanni Rotondo
TRA IL POPOLO DI PADRE PIO
Foto e testo di
Nicola Allegri
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Sono già almeno tre e forse quattro milioni i
pellegrini che si sono recati a San Giovanni Rotondo per rendere
omaggio al corpo di San Pio che dal 24 aprile scorso è esposto
alla venerazione dei fedeli nella cripta della chiesa di Santa
Maria delle Grazie. E un giorno, tra quella folla, c’ero
anch’io.
Un pellegrino non del tutto spontaneo, perché io
sono stato mandato a San Giovanni Rotondo per realizzare un
reportage fotografico. Quindi, per lavoro. Ma in occasioni come
queste, è difficile mantenersi estranei, tenere un comportamento
strettamente professionale e non essere coinvolti dal fascino
misterioso che eventi del genere sprigionano.
Come è noto, Padre Pio è quel religioso cappuccino,
nato a Pietrelcina, in provincia di Benevento, nel 1887 e vissuto a
San Giovanni Rotondo, in provincia di Bari, dal 1916 alla morte
avvenuta il 23 settembre 1968. Un frate speciale, che per mezzo
secolo ha portato sul proprio corpo le stigmate, cioè le ferite
simbolo della crocifissione di Gesù. Ferite vive, aperte,
sanguinanti che nessun specialista riuscì a guarire e che non
divennero mai cancrena come sarebbe dovuto accadere secondo la
scienza medica. Per questo, anche quando era in vita, Padre Pio era
considerato un grande santo. E ogni giorno arrivavano a San
Giovanni Rotondo migliaia di persone per parlare con lui.
Grazie alla sua presenza, San Giovanni Rotondo, che
era un piccolo centro sul Gargano, povero, sconosciuto e quasi
irraggiungibile, divenne una cittadina turistica celebre e ricca,
con decine di alberghi, negozi, ristoranti. Dopo la morte del Padre,
i pellegrini aumentarono, e aumentarono ancora di più dopo che la
Chiesa, nel 2002, lo ha proclamato santo. Attualmente si sono
stabilizzati in una media di sei, sette milioni l’anno, una cifra
superiore a quella dei pellegrini che annualmente si recano a
Lourdes o a Fatima.
Quest’anno ricorrono 40 anni dalla morte del Santo e
i Frati Cappuccini hanno deciso di fare una ricognizione della
salma, per constatarne le condizioni e per esporla poi, per un certo
periodo di tempo, alla venerazione dei devoti. La ricognizione è
stata eseguita nel marzo scorso e il corpo di Padre Pio è stato
trovato intatto. E’ stato poi esposto al pubblico il 24 aprile e da
allora il flusso dei devoti è continuo. Ogni giorno, dalle 7 del
mattino alle 19, ma il sabato e la domenica anche fino alle 22, il
flusso dei fedeli è ininterrotto.
Il corpo del Santo, vestito nel saio francescano, è
disteso dentro una teca di cristallo. Il volto sereno, quasi
sorridente, trasmette un’emozione fortissima. La gente arriva da
ogni parte d’Italia e anche dall’estero. Seguendo un percorso
obbligato, giunge davanti al Santo, dove si ferma per qualche minuto
in preghiera, e poi il fiume umano riprende il suo corso.
Per evitare code chilometriche di devoti in attesa di
entrare in chiesa, i religiosi sono stati costretti a ricorrere
alle prenotazioni, in modo da scaglionare le presenze. Hanno
calcolato che ogni giorno possono transitare davanti alla salma
esposta circa 7000 persone. Ma nessuno viene escluso. Nel senso che
chi non ha prenotazione magari deve attende un po’, ma viene sempre
ammesso.
Come ho detto, io sono stato mandato a San Giovanni
Rotondo per un reportage ed ero quindi dotato un lasciapassare che
mi permetteva di muovermi senza restrizioni, in modo che potessi
svolgere bene il mio lavoro. Ho avuto così la possibilità di restare
di fronte a quel corpo per quasi due ore. In un posto sopraelevato
rispetto al piano della chiesa. Quindi, in una posizione che
permette di vedere bene la teca con il corpo del Santo. Ho potuto
guardare bene quel corpo, quel volto, rimirarlo con l’occhio freddo
del fotografo che cerca l’inquadratura più efficace.
E ho potuto guardare bene anche la gente, i
pellegrini che arrivavano, sostavano in preghiera. Ho potuto
osservare, nei loro occhi, i pensieri, le emozioni, i problemi.
Un’esperienza professionale importante, di quelle che non si
dimenticano, ma anche un’esperienza umana che lascia un segno.
I pellegrini che ho visto e che ho fotografato erano
costituiti per la quasi totalità da gente semplice, umile, gente del
popolo. Giovani fidanzati che si tenevano per mano, vecchi smarriti,
mamme e papà con i bambini in braccio, donne addolorate. Arrivavano
incolonnati e silenziosi. Volti tesi, occhi fissi e tristi. Era
gente che aveva affrontato un lungo viaggio non per curiosità, per
assistere a uno spettacolo. Ognuno aveva dentro drammi,
preoccupazioni, problemi, sofferenze. Venivano dal Padre a chiedere
aiuto, da Padre Pio, il santo che ha trascorso l’intera sua
esistenza terrena a consolare, ad aiutare, e che continua a farlo.
E quando si trovavano di fronte quel corpo sereno, il loro dolore e
la loro commozione si scioglievano in lacrime. Niente scene
isteriche, gesti plateali, ma lacrime vere che scendevano
silenziose sui volti. Qualcuno, forse perché i drammi che si portava
dentro erano enormi, si inginocchiava in disparte, ai margini del
fiume umano, nascondeva il viso tra le mani, incapace di frenare il
pianto convulso.
Nessuno si accorgeva della presenza del fotografo.
Nessuno badava a ciò che accadeva intorno. Tutti erano rapiti dalla
presenza di quel corpo, il corpo del Santo.
Molti si affannavano anche a scattare fotografie con
il telefonino. “E’ un comportamento pagano, indegno del luogo
sacro”, hanno scritto alcuni giornali. Non mi ha dato questa
impressione. Anche quel gesto estraneo alla preghiera, era un gesto
d’amore. Come mi ha detto una ragazza: “Voglio portare a casa un
ricordo, da far vedere ai miei genitori, ai parenti, da tenere per
me>>.