Copyright
© 2007 editorialegliolmi.it
tonyassante.com
Nell’ottobre di trent’anni fa,
veniva eletto Papa il cardinale polacco Karol Wojtyla che prese il
nome di Giovanni Paolo II. Erano 450 anni che sul trono di Pietro
non saliva uno straniero. Per questo, l’annuncio dell’elezione fu
accolto con stupore e freddezza dalla folla raccolta in Piazza San
Pietro e dai milioni di credenti che seguivano la cerimonia alla
televisione. Ma bastarono poche parole di saluto del neo eletto a
dissipare i dubbi e a scatenare una incredibile corrente di simpatia
e di entusiasmo, che andò col tempo via via aumentando fino a fare
di Giovanni Paolo II il Papa più popolare e più amato di tutta la
storia del Cristianesimo.
Per ricordare i trent’anni di quell’elezione,
nel corso di quest’anno sono state realizzate iniziative di ogni
genere, che continuano ancora. Sono stati tenuti convegni di studi,
conferenze, sono stati pubblicati innumerevoli articoli e libri. Tra
questi, uno in particolare mi ha colpito. Un libro che si intitola
“Wojtyla e il Generale” ed è stato pubblicato dalla casa editrice
“Nuova Itinera”.
Non
è molto conosciuto. I giornali non lo hanno segnalato come
meriterebbe. Io l’ho letto. Con grande soddisfazione. Conosco
abbastanza bene l’argomento per aver seguito, come giornalista, le
vicende di Papa Wojtyla fin dalla sua elezione, e per aver scritto
anche un libro molto fortunato “Il Papa di Fatima”. E devo dire che
questo libro mi ha colpito molto. Lo trovo bellissimo. Pieno di
dettagli assolutamente sconosciuti e straordinari. Un libro vivo,
vero, che affascina e commuove.
Ho voluto conoscere l’autore. Si
tratta di un personaggio singolare e straordinario. Si chiama
Enrico Marinelli, è un prefetto di Polizia, oggi in pensione, che
per le vicende della vita ha avuto modo di conoscere Giovanni Paolo
II in circostanze del tutto speciali, addirittura uniche, e di avere
quindi molti episodi eccezionali da riferire.
Nato ad Agnone, nel Molise, nel
1932, Enrico Marinelli si laureò in legge e nel 1956 entrò nella
polizia di Stato dove svolse una brillante carriera, impegnato
sempre in compiti particolarmente delicati: le emergenze sociali,
la questione agraria nel Mezzogiorno, la contestazione giovanile
del ’68, il terrorismo e l’eversione delle Brigate rosse, il caso
Moro, la sicurezza negli stadi. Divenne famoso per l’equilibrio, la
precisione e il successo con cui risolveva i problemi, e per
questo, nel 1985, gli fu affidato un incarico speciale: la
direzione dell’ Ispettorato Generale di Pubblica Sicurezza presso il
Vaticano, struttura della Polizia di Stato che si occupa della
protezione del Sommo Pontefice durante i suoi spostamenti in
territorio italiano.
Per 14 anni, Marinelli è stato il
responsabile della sicurezza del Papa. Compito particolarmente
delicato, ma divenuto delicatissimo dopo l’attentato che Papa
Wojtyla aveva subito nel maggio 1981.
Marinelli affrontò il suo nuovo
incarico con il piglio e la diligenza di sempre, ma uniti anche a
una grande devozione per il Santo Padre. E subito conquistò la
piena fiducia di Papa Wojtyla. Anzi, ottenne la sua amicizia. <<Era
un fratello, un padre per me>>, mi ha detto Enrico Marinelli con
gli occhi lucidi di commozione. <<Mi chiamava affettuosamente “il
mio generale”>>.
Marinelli ha raccolto nel suo libro
alcuni dei ricordi di quel periodo. <<Una minima parte>>, precisa.
<<Molte cose non si conosceranno mai, perché vincolate dal segreto.
Se avessi deciso di scrivere tutto, avrei riempito diversi volumi>>.
Quello
che ha scritto è di un valore umano eccezionale. Anche perché,
giustamente, Marinelli si è dilungato, con molta attenzione,
rispetto e riservatezza, a raccontare ciò che nessuno sa, che
nessun giornale ha mai scritto. E cioè le “uscite segrete” del papa
dal Vaticano. Di quelle ufficiali, abbiamo sempre saputo tutto dai
giornali. Ma di quelle “segrete” nessuno ha mai parlato.
Ne erano al corrente il segretario
del Papa e qualche altro ecclesiastico che lo accompagnavano e,
sempre, Enrico Marinelli con i suoi fidatissimi uomini della scorta,
il cui compito diventava, in quelle situazioni, ancor più delicato,
in quanto dovevano agire in gran segreto, senza che neppure le altre
forze di polizia sapessero niente. Allora, Marinelli e i suoi uomini
avevano tra le mani la vita del Papa. Di qualunque cosa avesse avuto
bisogno, il Pontefice doveva chiedere a loro. <<A poco a poco tra
noi si instaurò un rapporto di affetto e di fedeltà assoluti>>, dice
Marinelli. <<I miei uomini ed io erano pronti a dare la vita per
Giovanni Paolo II e il Papa ci amava come figli>>.
Ma quante furono le “uscite segrete”
di Papa Wojtyla dal Vaticano nei 14 anni in cui Marinelli fu
responsabile della sua sicurezza? Nessuno lo ha mai saputo. Alcune
volte i media hanno scoperto che Papa Wojtyla, in borghese, era
andato a sciare sul Terminillo o a passeggiare sul Gran Sasso. Ma
nel suo libro, Enrico Marinelli parla di “parecchie uscite”. Quelle
due parole, trattandosi di un Papa, incuriosiscono molto. “Quante
uscite?”, abbiamo chiesto a Marinelli. Da persona seria qual è, non
ha voluto precisare. Abbiamo insistito e alla fine ci ha detto:
“Diverse decine nel corso di 14 anni”. Frase incredibile! Significa
che Papa Wojtyla andò molto spesso sia a sciare che a passeggiare
sulle montagne.
Nel
libro di Marinelli troviamo la cronaca di alcune di quelle uscite.
La descrizione minuta di com’erano le sciate del Papa, le lunghe
passeggiate, come camminava in montagna, quanto camminava, cosa
mangiava, perché affrontava quelle passeggiate. Dettagli che
stuzzicano la curiosità di tutti coloro che hanno ammirato e
continuano ad ammirare il grande Papa polacco.
<<Amava moltissimo la montagna>>, mi
ha detto Marinelli. << Era nato e cresciuto con questo amore. Per
lui, la montagna non era un diversivo, un’occasione per divertirsi.
La montagna era l’ambiente che gli permetteva di sentirsi più
vicino a Dio, che lo aiutava a concentrarsi nella preghiera. Mentre
passeggiava in montagna, aveva sempre il rosario tra le mani e
pregava. Si fermava ad ammirare il paesaggio e pregava. La natura lo
aiutava a parlare con Dio. Andare in montagna era per lui come fare
un giorno di immersione nella spiritualità più profonda.
<< Un giorno in Cadore, uscimmo con
meta il rifugio Calvi, nella zona di Sappada, a 2164 metri di
altezza. Un percorso in forte salita, per sentieri pietrosi. Quattro
ore di cammino. Arrivati, il Papa alzò gli occhi e vide una croce
che si stagliava nell’azzurro: era la croce del monte Peralba, quota
2694 metri. Decise di andare lassù. Ma bisognava superare una
pericolosa “via ferrata” con uno strapiombo di alcune centinaia di
metri. Il segretario, preoccupato, cercava di dissuaderlo, ma non ci
riusciva. Mi chiese aiuto. Tentai, insistentemente anch’io, ma
ricevetti una risposta secca: “Il Generale rimane qui a osservare il
Papa che raggiunge la croce di Cristo per pregare per l’umanità”.
Capii che per lui quella salita aveva un significato profondamente
spirituale, inutile contraddirlo. Dovetti attendere paziente, e
soprattutto trepidante per il pericolo che doveva affrontare. Seppi
poi che, lungo la via ferrata, ad un certo punto il Papa mise un
piede in fallo e rischiò di cadere nel precipizio. Alla sera,
tornando, ammise: “Il Generale aveva ragione, il percorso era
pericoloso”>>.
Marinelli
mi racconta che Wojtyla in montagna era un camminatore instancabile.
Che a seguirlo si faticava molto. Perfino i suoi uomini, giovani e
aitanti, faticavano a tenere il suo passo. E sulla neve era uno
sciatore spericolato. <<Ma la montagna gli faceva bene. Era una
medicina per lui. Quanto tornavamo in Vaticano era felice, rilassato
e pieno di nuove energie>>.
Ogni pagina del libro è una
sorpresa, che rivela qualche aspetto sconosciuto di Wojtyla. Amava
la montagna al punto da uscire segretamente dal Vaticano per andare
a sciare, ma si sentiva in colpa. <<Pensava fosse tempo sottratto
ai suoi doveri>>, mi ha detto Marinelli. <<E sapeva che molti
cattolici non avrebbero condiviso quel suo comportamento e
soprattutto molti ecclesiastici.
Una sera, ringraziando me e i miei
collaboratori, come faceva sempre al rientro, disse una frase che
mi lasciò di stucco: “Grazie perché proteggete e nascondete uno
scandalo internazionale”. In un’altra occasione, al termine di una
lunga passeggiata in montagna, mi chiamò, si tolse il cappello e
disse: “Non son degno”>>.
In
montagna, il contatto di Marinelli con il Papa era continuo e
diretto. <<Giovanni Paolo II era gentile, affettuoso, premuroso>>,
racconta il Prefetto Marinelli. <<Non solo con me, ma con tutti
quelli che facevano parte della spedizione. Eravamo come una
famiglia in gita. Il Papa era di una semplicità e di una umanità
commoventi con tutti noi. A volte, in quota, dopo aver mangiato
qualcosa al sacco, faceva un riposino. Chiedeva scusa, si
allontanava un poco e si sdraiava sulla nuda terra coprendosi con
una coperta di lana. In alcune occasioni mangiai con lui. Ricordo
che un giorno non aveva consumata tutta la sua fetta di pane. Prese
il pezzo rimasto, lo avvolse in un tovagliolo di carta e lo mise
nello zaino dicendo: “Lo finirò più tardi con una tazza di te”. Il
13 di luglio ricorreva la festa di Sant’Enrico, era quindi il mio
onomastico. E lui sempre si ricordava di farmi gli auguri. Voleva
che brindassimo. La prima volta, eravamo su una vetta. Il segretario
disse: “Ma non abbiamo vino per brindare”. “Non importa”, rispose il
Papa. “Brindiamo con l’acqua e questa sera lo faremo con il vino”.
<<Un
giorno eravamo usciti per una passeggiata nei pressi del Gran Sasso.
Affrontammo una salita molto dura. Il Papa continuò a camminare
imperterrito per diverse ore. Quando si fermò, erano le due del
pomeriggio. Pensavamo decidesse tornare, anche perché le scorte del
cibo erano al “campo base”. Invece, decise di proseguire. Il
segretario mi chiese se avessi qualcosa da mangiare. Il mio
appuntato aveva nello zaino cinque panini preparati da mia moglie.
Gliene diedi tre: due per il Papa e uno per lui. Il Papa si
rifocillò e continuò a salire per altre due ore e mezzo e poi si
cominciò a scendere. Arrivammo al “campo base” che imbruniva. Il
Papa mi disse: “Oggi sarà scritto negli annali vaticani che il
Generale Marinelli ha sfamato il Papa”>>.
ACQUISTA IL LIBRO SU AMAZON.IT