Cinquant’anni fa veniva eletto Papa Angelo Roncalli che prese il nome di
Giovanni XXIII. Figura eccezionale nella Storia moderna della
Chiesa, amatissimo dal popolo di Dio, è stato proclamato beato da
Giovanni Paolo II nel 2000. Lo ricordiamo attraverso un’intervista
con Padre Luca De Rosa,
il francescano che lavora perché diventi presto santo.
GIOVANNI XXIII
IL PAPA DEL DIALOGO
di
Renzo Allegri
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Il 28
ottobre 1958, esattamente mezzo secolo fa, veniva eletto Papa il
cardinale Angelo Roncalli, bergamasco, che era allora patriarca di
Venezia e aveva 77 anni. Sostituiva nel governo della Chiesa Pio XII
e prese il nome di Giovanni XXIII.
Il suo
pontificato fu breve, cinque soli anni. Ma Giovanni XXIII è
egualmente un Papa storico. Un papa che sarà ricordato per sempre
come “Il Papa della svolta”, il “Papa del dialogo”, l’iniziatore di
una nuova epoca nella storia della Chiesa, colui che, contro il
parere di tutti, ebbe il coraggio di convocare un Concilio
ecumenico, che si è poi rivelato un bene immenso.
Giovanni XXIII fu anche un grande santo. Fin dai primi mesi del suo
pontificato, la gente cominciò a chiamarlo il “Papa buono” perché la
bontà traspariva da ogni sua parola, da ogni suo gesto, da ogni sua
iniziativa. E dopo la sua morte, la sua bontà d’animo continuò a
manifestarsi attraverso innumerevoli grazie ottenute per sua
intercessione, e la gente allora lo chiamava il “Papa dei
miracoli”. Era tale la fama della sua santità e la quantità di
miracoli che venivano attribuiti alla sua intercessione da ritenere
che il processo di beatificazione si sarebbe concluso in breve
tempo. Invece, fu lungo. Solo nel 2000 Giovanni Paolo II riconobbe
la santità di Giovanni XXIII e lo proclamò beato. E da allora sono
trascorsi otto anni e non è ancora stato proclamato santo. I suoi
innumerevoli devoti, sparsi per il mondo, attendono quel giorno,
pregano perché arrivi presto, ma sembra proprio che non sia dietro
l’angolo.
Perché? Come mai? E’ accaduto qualche cosa di imprevisto? Oppure
sono i nuovi giganti della santità come Padre Pio, Madre Teresa,
Giovanni Paolo II che, irrompendo sulla scena della storia dopo di
lui, ne hanno oscurato la memoria? O ci sono problemi di cui non si
è a conoscenza?
Per capire la situazione e per avere informazioni precise, ci siamo
rivolti al postulatore della causa di beatificazione di Papa
Roncalli, Padre Luca De Rosa. <<Nessun problema, ma solo normali
procedimenti burocratici>>, afferma deciso Padre Luca. Napoletano,
cordiale, ottimista, Padre De Rosa è postulatore generale per le
cause dei santi dell’Ordine di Frati Minori cui appartiene, ed è
molto attivo. Nel solo 2008 ha portato a felice conclusione una
decina di cause, però non riesce a smuovere quella di Giovanni
XXIII. <<E’ la causa che seguo con maggior passione>>, dice. <<Non
ci sono intoppi di nessun genere, ma non so perché, la causa è
ferma>>,
La
grandezza di Papa Roncalli è riconosciuta da tutti gli studiosi.
Come ho detto, nella guida della Chiesa, Roncalli prese il posto di
Pio XII che era rimasto sul trono di Pietro 19 anni, in uno dei
periodi più brutti della storia del mondo. Era stato eletto nel
1939, cioè alla vigilia della Seconda Guerra mondiale, quando in
Europa imperversava il nazismo di Hitler che poi, nel corso del
conflitto bellico, si macchiò anche di atroci delitti di massa con
persecuzioni razziali, campi di sterminio, pulizia etnica,
persecuzioni ideologiche. Dopo la guerra, Pio XII continuò a guidare
la Chiesa per altri 13 anni, traghettando la cristianità fuori dalle
ferite mortali lasciate dal conflitto bellico e dagli odi
inevitabili che si erano creati tra i popoli.
In
quei tredici anni, però, il mondo subì un drastico cambiamento. Le
nuove generazioni si sentivano lontane dai loro padri. Non solo
perché il progresso scientifico ed economico stava letteralmente
rivoluzionando le loro esistenze quotidiane, ma anche perché il
cambiamento aveva inevitabili e gravissime conseguenze sui costumi,
sulle mentalità, nei rapporti pratici della vita di ogni giorno. Il
progresso che stava dando un volto nuovo al mondo, stava
contemporaneamente minando i fondamentali insegnamenti della
religione cristiana.
La
situazione della Chiesa cattolica alla morte di Pio XII, era molto
delicata. Sostituire quel grandissimo Pontefice, era difficile. Per
questo, i cardinali chiamati a eleggere il nuovo papa, erano
frastornati e indecisi.
Il
collegio cardinalizio era anche, da un punto di vista umano,
inadeguato. Al posto dei settanta porporati previsti dai regolamenti
allora in vigore, ce n’erano soltanto cinquantuno e venti di essi
con un’età intorno agli ottanta e più anni. Un collegio quindi
vecchio, attaccato a quel mondo che stava scomparendo e a disagio
con quello che si stava affermando.
I
porporati capivano che era necessario eleggere un uomo del futuro,
ma erano convinti che quell’uomo non ci fosse tra di loro. Decisero
così di eleggere un Papa di transizione.
Il
conclave iniziò il 25 ottobre e si concluse la sera del 28. I
cardinali votarono undici volte. Si accordarono sul cardinale Angelo
Roncalli che, avendo già 77 anni, sarebbe durato non molto e che
nel frattempo la Chiesa poteva farsi un’idea precisa sul corso da
prendere.
Roncalli quindi doveva essere un Papa di routine, invece accadde
tutto il contrario. Restò sul trono di Pietro soltanto cinque anni,
e portò la rivoluzione.
<<Fu
un Papa grandissimo e di una attività incredibile>> dice padre Luca
De Rosa. <<Aprì veramente un nuovo corso nella storia della Chiesa.
Era personaggio nuovo. Totalmente estraneo alle consuetudini della
Curia romana perché era sempre vissuto lontano. Ma la Provvidenza lo
aveva guidato in esperienze che poi gli sarebbero state preziose.
Dal 1925 al 1945 era vissuto in Oriente, rappresentante della Chiesa
cattolica prima in Bulgaria e poi in Grecia, e aveva conosciuto i
problemi dei cattolici che in quei Paesi erano in forte minoranza,
imparando a “dialogare” con la Chiesa ortodossa, stringendo
relazioni che divennero poi molto utili.
<<Dal
1945 al 1953 fu Nunzio apostolico in Francia, dove esistevano
gravissimi problemi di implicazione di parecchi vescovi in questioni
politiche nel corso del conflitto bellico. I nuovi governanti
volevano la testa di quei vescovi e si profilava uno scandalo di
incalcolabile portata. Con la sua bontà, la sua cordialità, la sua
intelligenza, Roncalli riuscì a risolvere i problemi e a
conquistare la stima di quel governo, dei politici francesi di tutte
le correnti, degli intellettuali, della gente.
<<Poi
divenne Patriarca di Venezia. Finalmente un incarico “pastorale”.
Fare il “parroco”, il “pastore delle anime”, era il sogno della sua
vita sacerdotale e finalmente poteva realizzarlo. Non gli
interessava il titolo di “Patriarca”. Diceva di essere il “parroco”
di una grande diocesi. Arrivato infine sul trono di Pietro, non
fece altro che utilizzare le esperienze acquisite nei precedenti
vari incarichi. Era il Papa che la Provvidenza aveva preparato. Il
Papa eletto dallo Spirito Santo. Il Papa giusto al momento giusto>>
<<Secondo lei, quale fu la caratteristica specifica del pontificato
di Giovanni XXIII?
<<Il
“dialogo”. Infatti, Giovanni XXIII è chiamato anche “Il Papa del
dialogo”. Dialogare era per lui un atteggiamento istintivo,
congeniale. Dialogava con amore, con rispetto, con stima
dell’interlocutore. Papa Giovanni credeva realmente nelle parole
della preghiera insegnata da Gesù, il “Padre Nostro”. Se Dio è
“padre nostro”, significa che noi siamo tutti fratelli, figli dello
stesso padre. E una famiglia è degna di questo nome quando tutti
vanno d’accordo, si vogliono bene e comunicano fraternamente tra di
loro.
<<Quando era in Bulgaria, Roncalli venne accusato presso la Curia di
Roma perché partecipava a volte alle cerimonie religiose nelle
chiese degli ortodossi. Allora era proibito. Ma lui sentiva che
quelle disposizioni disciplinari non erano evangeliche. Gli
ortodossi erano fratelli e sempre li considerò tali. E fu lui ad
aprire poi, da Pontefice, un dialogo con la Chiesa Ortodossa,
dialogo che è continuato, continua e porterà certamente alla
riappacificazione totale.
<<Da
cardinale e da Papa fu accusato di aver aperto il dialogo con i
socialisti, con i comunisti, ai aver favorito in Italia il governo
di Centro sinistra. Accuse inesistenti. Roncalli non si interessò
mai di politica, ma visse ispirando il proprio comportamento al
Vangelo. Il mondo, sorto sulle macerie della Seconda Guerra
mondiale, aveva bisogno di “dialogo”. E Giovanni XXIII volle
dialogare con tutti. Lo stesso Concilio Vaticano II, che lui volle
ad ogni costo, fu un “Concilio dialogante”, un grande tentativo da
parte della Chiesa di capire il mondo e di indicare al mondo le vie
sicure verso la Verità assoluta>>.
Papa
Pio XII è passato alla storia con il titolo di “Pastor Angelicus”.
Quale titolo sceglierebbe per Giovanni XXIII?
<<La
gente lo chiamava e continua a chiamarlo “Il Papa buono”. Penso che
questo sia il titolo che più si addice alla sua persona e che
meglio connota la sua santità. Una santità “quotidiana”, semplice,
normale. Nel senso che non fu caratterizzata da carismi, eventi
clamorosi, visioni, estasi, miracoli e fenomeni eclatanti. Questi
fatti, presenti in santi grandissimi come per esempio Padre Pio,
sono più un “dono gratuito” di Dio che non “documenti” della santità
della persona. In Giovanni XXIII non troviamo carismi eclatanti, ma
la bontà, una bontà grande, costante, luminosa, generosa. Quando
era in Bulgaria, scrisse nel suo diario di voler essere buono “come
una fontana dove tutti potessero dissetarsi”. Nel marzo del 1959,
Indro Montanelli, il famoso giornalista italiano, intervistò Papa
Giovanni. Fu il primo giornalista a intervistare un Papa. Scrisse
che pensava di incontrare un Papa del Rinascimento, un Papa
autoritario, pomposo, e invece incontrò un “gran papa pastore”. In
seguito scrisse: “Quel papa l’ho molto amato e mi ha fatto ancora
più sentire cosa mi manca, mancandomi la fede”. Giovanni Paolo II
definì Roncalli “il Papa dalle braccia sempre allargate per
abbracciare il mondo”.
<<Questa sua eccezionale bontà era vestita di umiltà, di dolcezza,
di semplicità, di grandissima umanità. Direi che era una “bontà
stile francescano”. Roncalli infatti si sentiva in perfetta sintonia
con la spiritualità francescana. Lui stesso rivelò di essere
diventato “terziario francescano” a 14 anni. Nel 1959, noi
francescani celebravamo il 750° anniversario della fondazione del
nostro ordine. Al Laterano ci fu una grande cerimonia con la
partecipazione di Giovanni XXIII. Ero presente anch’io e quando il
Papa arrivò disse:. “Ego sum Ioseph frater vester”. Era come se
avesse detto: “Sono anch’io un francescano, un vostro fratello”.
Amava San Francesco. Era un francescano nello spirito>>.
In
questi ultimi tempi, i giornali hanno più volte scritto che Giovanni
XXIII non stimava Padre Pio, anzi fu un suo nemico, lo considerava
addirittura “un pericolo per la salute delle anime”. Come mai il
“Papa Buono”, prese un simile abbaglio?
<<La
campagna che i giornali hanno fatto su questa vicenda è vergognosa
perché basata sul nulla, con il solo scopo di screditare la Chiesa,
che ha proclamato santo Padre Pio, e insinuare che un Papa, Papa
Giovanni appunto, era contrario. Tutto falso.
<<Papa
Giovanni e Padre Pio sono stati contemporanei, ma non si sono mai
incontrati. Roncalli cominciò a interessarsi di Padre Pio nel 1947.
Era allora Nunzio Apostolico in Francia. Qualcuno gli parlò di Padre Pio, ed egli,
incuriosito dalle vicende straordinarie che gli venivano riferite,
volle assumere informazioni sicure. Si rivolse al vescovo di
Manfredonia, monsignor Andrea Cesarano, dal quale dipendeva il
territorio di San Giovanni Rotondo, il paese dove viveva Padre Pio.
Cesarano era stato un collaboratore di Roncalli in Turchia e i due
erano molto amici. Roncalli aveva piena fiducia in lui. Gli scrisse
una lettera, in cui tra l’altro diceva: <<....Sarei ben
riconoscente a lei se volesse scrivermi qualche cosa circa Padre
Pio suo diocesano. Qui c'è gente che lo ha in stima e venerazione.
Io non ho preconcetti a suo riguardo. Ma mi fa piacere sentire che
cosa ne pensa il suo vescovo>>.
<< Monsignor
Cesarano rispose con una lettera lunghissima. Affermava di
conoscere bene Padre Pio. Di averlo incontrato diverse volte e di
avere una grande stima di lui. Accennò alle stigmate, ai
“miracoli”, ai vari fenomeni come le bilocazioni, profezie,
eccetera. Ma si soffermò sul modo di vivere di Padre Pio definendolo
“uomo di preghiera, di profonda pietà e di sode virtù”. <<Certo,
anche ora, da tutti è ritenuto come un santo”, si legge in
quella lettera.<<E il bene spirituale che se ne ricava, è
immenso. Ostinati peccatori si convertono, alti personaggi se ne
ritornano edificati e commossi, tutti partono da lui confortati e
riconciliati con il Signore. Di ciò sono testimone oculare e, per i
continui contatti in quel convento, posso attestare, mettendo da
parte ogni virtù soprannaturale, che è un uomo di eccezionali virtù
e che il suo nascosto apostolato è una vera sorgente di feconda vita
spirituale per le anime>>.
<<Roncalli
fu conquistato da quella lettera e divenne un sostenitore di Padre
Pio.
<<Anche
subito dopo essere salito sul trono di Pietro, Roncalli continuò a
manifestare stima per Padre Pio. Ci sono alcuni documenti che lo
comprovano, e monsignor Cesarano ha testimoniato che, in varie
occasioni, in particolari momenti difficili, Giovanni XXIII gli
telefonava dicendogli: <<Dica a Padre Pio di pregare per me.
<<Nel 1960, in Vaticano arrivò un terribile dossier,
contenente accuse gravissime a Padre Pio. Se fossero diventate di
dominio pubblico, data la notorietà mondiale del Padre, avrebbero
avuto, per la Chiesa, un'eco negativa di incalcolabile gravità.
<<Papa
Giovanni era molto preoccupato. Soprattutto perchè quel dossier gli
era stato portato da “ecclesiastici al di sopra di ogni sospetto”.
Non emise giudizi, ma, come pastore della Chiesa, responsabile del
bene delle anime, decise di indagare. E non potendo farlo di
persona, ricorse a quanto previsto dal Codice di Diritto Canonico,
cioè l'invio di un "visitatore apostolico". Di ciò che accadde in
seguito, il Papa non ebbe alcuna colpa nè alcuna responsabilità>>.
Però, fu in
quell’occasione che Papa Roncalli scrisse giudizi molto severi nei
confronti di Padre Pio
<<Conosco bene quelle frasi che sono state riportate sui giornali
come “giudizi” del Papa su Padre Pio. E’ vero che il Papa scrisse
quelle frasi. Leggendo il dossier di accusa, rimase sconvolto e
scrisse quelle frasi sotto l’onda delle emozioni. Le scrisse, però,
nel proprio diario, nel quale annotava le sue preoccupazioni, le sue
amarezze, le sue riflessioni. E fin
dall’inizio di quel suo sfogo si trova la frase: “si vera
sunt quae referentur” (se sono vere le cose che vengono riferite).
Quindi, quelle sue frasi
non erano “giudizi”, erano solo preoccupazioni, timori, “nel caso i
fatti fossero risultati veri”. Ma poi quei fatti sono risultati
falsi, inventati dai nemici di Padre Pio. E la falsità è stata
dimostrata meticolosamente, con pignoleria rigorosa nel corso del
processo di beatificazione. Quindi, citare quelle frasi come
“giudizi” di Giovanni XXIII su Padre Pio è una mistificazione, un
autentico imbroglio>>.
Dopo la morte di Giovanni XXIII, la fama della sua santità divenne
grandissima. Ogni giorno si leggevano sui giornali di miracoli,
guarigioni, conversioni attribuite alla intercessione di Papa
Roncalli. Perfino i mass media gli dedicavano spazio come non era
mai accaduto prima per un personaggio ecclesiastico. Sembrava che
dovesse essere proclamato santo in tempo brevissimo, invece non lo è
ancora diventato.
<<E’
vero. La sua fama di santità era vastissima. Tutti auspicavano un
processo di beatificazione veloce. E se ne parlò anche al Concilio.
Nel 1964, un vescovo polacco, monsignor Bogdan Bejze, propose in
aula la canonizzazione di Giovanni XXIII. Il vescovo brasiliano
Helder Camara durante una conferenza stampa auspicò che, "come
risposta all' attenzione del mondo", l' ultimo giorno del Concilio
si procedesse alla canonizzazione di Papa Giovanni. E anche il
vescovo Luigi Bettazzi, il 5 novembre del 1964, in Concilio,
propose la canonizzazione immediata, per acclamazione, di Papa
Giovanni. Paolo VI, cui spettava l’ultima decisione, prese in
considerazione le varie sollecitazioni e nel 1965 decise l’apertura
in contemporanea delle cause di beatificazione dei Papi Roncalli e
Pacelli, stabilendo, però, che si seguisse la normale procedura
canonica. La santità di Giovanni XXIII era così grande e
conclamata da trovare, nei Padri conciliari, proposte di
riconoscimento per acclamazione>>.
Però,
il processo è stato poi lungo. Solo nel 2000 Giovanni XXIII è stato
proclamato beato. E dopo otto anni, non sembra prossima la sua
canonizzazione.
<<Le
varie fasi previste dalle leggi ecclesiastiche per la canonizzazione
sono ultimate da tempo. Ora si attende la conferma dal cielo, e
cioè un miracolo attribuito all’intercessione di Giovanni XXIII, e
verificatosi dopo la sua beatificazione. I miracoli avvenuti prima
non servono per questa seconda e definitiva tappa, la
canonizzazione.
<<Ogni
giorno arrivano qui da me segnalazione di grazie, anche eccezionali.
Due avevano tutte le caratteristiche per essere considerate miracoli
autentici, ma, per ragioni varie, non siamo riusciti ad avere
sufficienti documentazioni mediche. Per la beatificazione avevamo un
miracolo strepitoso: la guarigione improvvisa di una giovane suora,
Caterina Capitani, che stava morendo, dopo essere stata sottoposta a
vari interventi chirurgici, con l’asportazione di vari organi, come
lo stomaco, la milza, parti dell’intestino. I medici che l’avevano
operata, vennero a testimoniare affermando che ritenevano
inspiegabile il fatto che Suor Caterina fosse viva e tenesse un
ritmo di attività intensissimo, per cui consideravano la sua
esistenza un miracolo continuo, che si ripeteva ogni giorno. Nelle
guarigioni successive, necessarie per la canonizzazione, non
abbiamo avuto la piena collaborazione dei medici, e quindi siamo
ancora in attesa. Ma non bisogna avere fretta. E’ Dio che proclama i
santi, e Lui sa quando è il momento più opportuno per farlo>>.
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