Cinquant’anni fa veniva eletto Papa Angelo Roncalli che prese il nome di Giovanni XXIII. Figura eccezionale nella Storia moderna della Chiesa, amatissimo dal popolo di Dio, è stato proclamato beato da Giovanni Paolo II nel 2000. Lo ricordiamo attraverso un’intervista con Padre Luca De Rosa, il francescano che lavora perché diventi presto santo.

GIOVANNI XXIII

IL PAPA DEL DIALOGO

di Renzo Allegri

Copyright © 2007  editorialegliolmi.it   tonyassante.com

 

Il 28 ottobre 1958, esattamente mezzo secolo fa,  veniva eletto Papa il cardinale Angelo Roncalli, bergamasco, che era allora patriarca di Venezia e aveva 77 anni. Sostituiva nel governo della Chiesa Pio XII e prese il nome di Giovanni XXIII.

Il suo pontificato fu breve, cinque soli anni. Ma Giovanni XXIII è egualmente un Papa storico. Un papa che sarà  ricordato per sempre come “Il Papa della svolta”,  il “Papa del dialogo”, l’iniziatore di una nuova epoca nella storia della Chiesa, colui che, contro il parere di tutti, ebbe il coraggio di convocare un Concilio ecumenico, che si è poi rivelato un bene immenso.

Giovanni XXIII fu anche un grande santo. Fin dai primi mesi del suo pontificato, la gente cominciò a chiamarlo il “Papa buono” perché la bontà traspariva da ogni sua parola, da ogni suo gesto, da ogni sua iniziativa. E dopo la sua morte, la sua bontà d’animo continuò a manifestarsi attraverso innumerevoli grazie ottenute per sua intercessione, e la gente allora  lo chiamava il “Papa dei miracoli”. Era tale la fama della sua santità e la quantità di miracoli che venivano attribuiti alla sua intercessione da ritenere che il processo di beatificazione si sarebbe concluso in breve tempo. Invece, fu lungo. Solo nel 2000 Giovanni Paolo II  riconobbe la santità  di Giovanni XXIII e lo proclamò beato. E da allora sono trascorsi otto anni e non è ancora stato proclamato santo. I suoi innumerevoli devoti, sparsi per il mondo, attendono quel giorno,  pregano perché arrivi presto, ma sembra proprio che non sia dietro l’angolo.     

Perché? Come mai? E’ accaduto qualche cosa di imprevisto? Oppure sono i nuovi giganti della santità come Padre Pio, Madre Teresa, Giovanni Paolo II che, irrompendo sulla scena della storia dopo di lui, ne hanno oscurato la memoria? O ci sono problemi di cui non si è a conoscenza?

Per capire la situazione e per avere informazioni precise, ci siamo rivolti al postulatore della causa di beatificazione di Papa Roncalli, Padre Luca De Rosa.  <<Nessun problema, ma solo normali procedimenti burocratici>>, afferma deciso Padre Luca. Napoletano,  cordiale, ottimista, Padre De Rosa è postulatore generale per le cause dei santi dell’Ordine di Frati Minori cui appartiene, ed è molto attivo. Nel solo 2008 ha portato a felice conclusione una decina di cause, però non riesce a smuovere quella  di Giovanni XXIII. <<E’ la causa che seguo con maggior passione>>, dice. <<Non ci sono intoppi di nessun genere, ma non so perché, la causa è ferma>>,

La grandezza di Papa Roncalli è riconosciuta da tutti gli studiosi.  Come ho detto, nella guida della Chiesa, Roncalli prese il posto di Pio XII che era rimasto sul trono di Pietro 19 anni, in uno dei periodi più brutti della storia del mondo. Era stato eletto nel 1939, cioè alla vigilia della Seconda Guerra mondiale, quando in Europa imperversava il nazismo di Hitler che poi, nel corso del conflitto bellico, si macchiò anche di atroci delitti di massa con persecuzioni razziali, campi di sterminio, pulizia etnica, persecuzioni ideologiche. Dopo la guerra, Pio XII continuò a guidare la Chiesa per altri 13 anni, traghettando la cristianità fuori dalle ferite mortali lasciate dal conflitto bellico e dagli odi inevitabili che si erano creati tra i popoli.

In quei tredici anni, però, il mondo subì un drastico cambiamento. Le nuove generazioni si sentivano lontane dai loro padri. Non solo perché il progresso scientifico ed economico stava  letteralmente rivoluzionando le loro esistenze quotidiane, ma anche perché il cambiamento aveva inevitabili e gravissime conseguenze sui costumi, sulle mentalità, nei rapporti pratici della vita di ogni giorno. Il progresso che stava dando un volto nuovo al mondo, stava contemporaneamente minando i fondamentali insegnamenti della religione cristiana.

La situazione della Chiesa cattolica alla morte di Pio XII, era molto delicata. Sostituire quel grandissimo Pontefice, era difficile. Per questo, i cardinali chiamati a eleggere il nuovo papa, erano frastornati e indecisi.

Il collegio cardinalizio era anche, da un punto di vista umano, inadeguato. Al posto dei settanta porporati previsti dai regolamenti allora in vigore, ce n’erano soltanto cinquantuno e venti di essi con un’età intorno agli ottanta e più anni. Un collegio quindi vecchio, attaccato a quel mondo che stava scomparendo e a disagio con quello che si stava affermando.

I porporati capivano che era necessario eleggere un uomo del futuro, ma erano convinti che quell’uomo non ci fosse tra di loro. Decisero così di eleggere un Papa di transizione.

Il conclave iniziò il 25 ottobre e si concluse la sera del 28. I cardinali votarono undici volte. Si accordarono sul cardinale Angelo Roncalli che, avendo già 77 anni,  sarebbe durato non molto e che nel frattempo la Chiesa poteva farsi un’idea precisa sul corso da prendere.

Roncalli quindi doveva essere un Papa di routine, invece accadde tutto il contrario. Restò sul trono di Pietro soltanto cinque anni, e portò la rivoluzione.

<<Fu un Papa grandissimo e di una attività incredibile>> dice padre Luca De Rosa. <<Aprì veramente un nuovo corso nella storia della Chiesa. Era personaggio nuovo. Totalmente estraneo alle consuetudini della Curia romana perché era sempre vissuto lontano. Ma la Provvidenza lo aveva guidato in esperienze che poi gli sarebbero state preziose. Dal 1925 al 1945 era vissuto in Oriente, rappresentante della Chiesa cattolica prima in Bulgaria e poi in Grecia, e aveva conosciuto i problemi dei cattolici che in quei Paesi erano in forte minoranza, imparando a “dialogare” con la Chiesa ortodossa, stringendo relazioni che divennero poi molto utili.

<<Dal 1945 al 1953 fu Nunzio apostolico in Francia, dove esistevano gravissimi problemi di implicazione di parecchi vescovi in questioni politiche nel corso del conflitto bellico. I nuovi governanti volevano la testa di quei vescovi e si profilava uno scandalo di incalcolabile portata. Con la sua bontà, la sua cordialità, la sua intelligenza, Roncalli  riuscì a  risolvere i problemi e a conquistare la stima di quel governo, dei politici francesi di tutte le correnti, degli intellettuali, della gente.

<<Poi divenne Patriarca di Venezia. Finalmente un incarico “pastorale”. Fare il “parroco”, il “pastore delle anime”, era il sogno della sua vita sacerdotale e finalmente poteva realizzarlo. Non gli interessava il titolo di “Patriarca”. Diceva di essere il “parroco” di una grande diocesi. Arrivato infine  sul trono di Pietro, non fece altro che utilizzare le esperienze acquisite nei precedenti vari incarichi. Era il Papa che la Provvidenza aveva preparato. Il Papa eletto dallo Spirito Santo. Il Papa giusto al momento giusto>>

<<Secondo lei, quale fu la caratteristica specifica del pontificato di Giovanni XXIII?

<<Il “dialogo”. Infatti, Giovanni XXIII è chiamato anche “Il Papa del dialogo”. Dialogare era per lui un atteggiamento istintivo, congeniale.  Dialogava con amore, con rispetto, con stima dell’interlocutore. Papa Giovanni credeva realmente nelle parole della preghiera insegnata da Gesù, il “Padre Nostro”. Se Dio è “padre nostro”, significa che noi siamo tutti fratelli, figli dello stesso padre. E una famiglia è degna di questo nome quando tutti vanno d’accordo, si vogliono bene e comunicano fraternamente tra di loro.

<<Quando era in Bulgaria, Roncalli venne accusato presso la Curia di Roma perché partecipava a volte alle cerimonie religiose nelle chiese degli ortodossi. Allora era proibito. Ma lui sentiva che quelle disposizioni disciplinari non erano evangeliche. Gli ortodossi erano fratelli e sempre li considerò tali. E fu lui ad aprire poi, da Pontefice, un dialogo con la Chiesa Ortodossa, dialogo che è continuato, continua e porterà certamente alla riappacificazione totale.

<<Da cardinale e da Papa fu accusato di aver aperto il dialogo con i socialisti, con i comunisti, ai aver favorito in Italia il governo di Centro sinistra. Accuse  inesistenti. Roncalli non si interessò mai di politica, ma visse ispirando il proprio comportamento al Vangelo. Il mondo, sorto sulle macerie della Seconda Guerra mondiale,  aveva bisogno di “dialogo”. E Giovanni XXIII  volle dialogare con tutti. Lo stesso Concilio Vaticano II, che lui volle ad ogni costo, fu un “Concilio dialogante”, un grande tentativo da parte della Chiesa di capire il mondo e di indicare al mondo le vie sicure verso la Verità assoluta>>.

Papa Pio XII è passato alla storia con il titolo di “Pastor Angelicus”. Quale titolo sceglierebbe per Giovanni XXIII?

<<La gente lo chiamava e continua a chiamarlo “Il Papa buono”. Penso che questo sia il titolo che più  si addice alla sua persona e che meglio connota la sua santità. Una santità “quotidiana”, semplice, normale. Nel senso che non fu caratterizzata da carismi, eventi clamorosi, visioni, estasi, miracoli e fenomeni eclatanti. Questi fatti, presenti in santi grandissimi come per esempio Padre Pio, sono più un “dono gratuito” di Dio che non “documenti” della santità della persona. In Giovanni XXIII non troviamo carismi eclatanti, ma la bontà, una bontà grande, costante, luminosa, generosa.  Quando era in Bulgaria, scrisse nel suo diario di voler essere buono “come una fontana dove tutti potessero dissetarsi”. Nel  marzo del 1959, Indro Montanelli, il famoso giornalista italiano, intervistò Papa Giovanni. Fu il primo giornalista a intervistare un Papa. Scrisse che pensava di incontrare un Papa del Rinascimento,  un Papa autoritario, pomposo, e invece incontrò un “gran papa pastore”. In seguito scrisse:  “Quel papa l’ho molto amato e mi ha fatto ancora più sentire cosa mi manca, mancandomi la fede”. Giovanni Paolo II  definì Roncalli  “il Papa dalle braccia sempre allargate per abbracciare il mondo”.

<<Questa sua eccezionale bontà era vestita di umiltà, di dolcezza, di semplicità, di grandissima umanità. Direi che era una “bontà stile francescano”. Roncalli infatti si sentiva in perfetta sintonia con la spiritualità francescana. Lui stesso rivelò di essere diventato “terziario francescano” a 14 anni.  Nel 1959, noi francescani celebravamo il 750° anniversario della fondazione del nostro ordine. Al Laterano ci fu una grande cerimonia con la partecipazione di Giovanni XXIII. Ero presente anch’io e quando il Papa arrivò disse:. “Ego sum Ioseph frater vester”. Era come se avesse detto: “Sono anch’io un francescano, un vostro fratello”. Amava San Francesco.  Era un francescano nello spirito>>.

In questi ultimi tempi, i giornali hanno più volte scritto che Giovanni XXIII non stimava Padre Pio, anzi fu un suo nemico,  lo considerava addirittura  “un pericolo per la salute delle anime”. Come mai il “Papa Buono”,  prese un simile abbaglio?

<<La campagna che i giornali hanno fatto su questa vicenda è vergognosa perché basata sul nulla, con il solo scopo di  screditare la Chiesa, che ha proclamato santo Padre Pio,  e insinuare che un Papa, Papa Giovanni appunto, era contrario. Tutto falso.

<<Papa Giovanni e Padre Pio sono stati contemporanei, ma non si sono mai incontrati.  Roncalli cominciò a interessarsi di Padre Pio nel 1947. Era allora Nunzio Apostolico in Francia. Qualcuno gli parlò di Padre Pio, ed egli, incuriosito dalle vicende straordinarie che gli venivano riferite, volle assumere informazioni  sicure. Si rivolse al vescovo di Manfredonia, monsignor Andrea Cesarano, dal quale dipendeva il territorio di San Giovanni Rotondo, il paese dove viveva Padre Pio.  Cesarano era stato un collaboratore di Roncalli in Turchia e i due erano molto amici. Roncalli aveva piena fiducia in lui.  Gli scrisse una lettera, in cui tra l’altro diceva:  <<....Sarei ben riconoscente a lei se volesse  scrivermi qualche cosa circa Padre Pio suo diocesano. Qui c'è gente che lo ha in stima e venerazione. Io non ho preconcetti a suo riguardo. Ma mi fa piacere sentire che cosa ne pensa il suo vescovo>>.

<< Monsignor Cesarano rispose con una lettera  lunghissima. Affermava di conoscere bene Padre Pio. Di averlo incontrato diverse volte e di avere una grande stima di lui. Accennò alle stigmate, ai “miracoli”,  ai vari fenomeni come le bilocazioni, profezie, eccetera. Ma si soffermò sul modo di vivere di Padre Pio definendolo “uomo di preghiera, di profonda pietà e di sode virtù”. <<Certo, anche ora, da tutti è ritenuto come un santo”, si legge in quella lettera.<<E il bene spirituale che se ne ricava, è immenso. Ostinati peccatori si convertono, alti personaggi se ne ritornano edificati e commossi, tutti partono da lui confortati e riconciliati con il Signore. Di ciò sono testimone oculare e, per i continui contatti in quel convento, posso attestare, mettendo da parte ogni virtù soprannaturale, che è un uomo di eccezionali virtù e che il suo nascosto apostolato è una vera sorgente di feconda vita spirituale per le anime>>.

<<Roncalli  fu conquistato da quella lettera e divenne un sostenitore di Padre Pio. 

<<Anche subito dopo essere salito sul trono di Pietro, Roncalli continuò a manifestare stima per Padre Pio. Ci sono alcuni documenti che lo comprovano, e monsignor Cesarano ha testimoniato che, in varie occasioni, in particolari momenti difficili, Giovanni XXIII gli telefonava dicendogli: <<Dica a Padre Pio di pregare per me.

<<Nel 1960, in Vaticano arrivò un terribile  dossier, contenente accuse gravissime a Padre Pio. Se fossero diventate di dominio pubblico, data la notorietà mondiale del Padre, avrebbero avuto, per la Chiesa, un'eco negativa  di incalcolabile gravità.

<<Papa Giovanni era molto preoccupato. Soprattutto perchè quel dossier gli era stato portato da “ecclesiastici al di sopra di ogni sospetto”.  Non emise giudizi, ma, come pastore della Chiesa, responsabile del bene delle anime, decise di indagare. E non potendo farlo di persona, ricorse a quanto previsto dal Codice di Diritto Canonico, cioè l'invio di un "visitatore apostolico".   Di ciò che accadde in seguito, il Papa non ebbe alcuna colpa nè alcuna responsabilità>>.

Però, fu in quell’occasione che Papa Roncalli scrisse giudizi molto severi nei confronti di Padre Pio

<<Conosco bene quelle frasi che sono state riportate sui giornali come “giudizi” del Papa su Padre Pio. E’ vero che il Papa scrisse quelle frasi. Leggendo il dossier di accusa,  rimase sconvolto e scrisse quelle frasi sotto l’onda delle emozioni. Le scrisse, però, nel proprio diario, nel quale annotava le sue preoccupazioni, le sue amarezze, le sue riflessioni. E fin dall’inizio di quel suo sfogo si trova la frase: “si vera sunt quae referentur” (se sono vere le cose che vengono riferite).  Quindi, quelle sue frasi non erano “giudizi”, erano solo preoccupazioni, timori, “nel caso i fatti fossero risultati veri”.  Ma poi quei fatti sono risultati falsi, inventati dai nemici di Padre Pio.  E la falsità è stata dimostrata meticolosamente, con pignoleria rigorosa  nel corso del processo di beatificazione. Quindi, citare quelle frasi come “giudizi” di Giovanni XXIII su Padre Pio è una mistificazione, un autentico imbroglio>>.

Dopo la morte di Giovanni XXIII, la fama della sua santità divenne  grandissima. Ogni giorno si leggevano sui giornali di miracoli, guarigioni, conversioni attribuite alla intercessione di Papa Roncalli. Perfino i mass media gli dedicavano spazio come non era mai accaduto prima per un personaggio ecclesiastico.  Sembrava che dovesse essere proclamato santo in tempo brevissimo, invece non lo è ancora diventato.

<<E’ vero. La sua fama di santità era vastissima.  Tutti auspicavano un processo di beatificazione veloce. E se ne parlò anche al Concilio. Nel 1964, un vescovo polacco,  monsignor Bogdan Bejze, propose in aula la canonizzazione di Giovanni XXIII. Il vescovo brasiliano Helder Camara durante una conferenza stampa auspicò che, "come risposta all' attenzione del mondo", l' ultimo giorno del Concilio si procedesse alla canonizzazione di Papa Giovanni. E anche  il vescovo Luigi Bettazzi, il  5 novembre del 1964, in Concilio, propose la canonizzazione immediata, per acclamazione, di Papa Giovanni. Paolo VI, cui spettava l’ultima decisione, prese in considerazione le varie sollecitazioni e nel 1965 decise l’apertura in contemporanea  delle cause di beatificazione dei Papi Roncalli e Pacelli, stabilendo, però, che si seguisse la normale procedura canonica.    La santità di Giovanni XXIII era  così grande e conclamata da trovare, nei Padri conciliari, proposte di riconoscimento per acclamazione>>.

Però, il processo è stato poi lungo. Solo nel 2000 Giovanni XXIII è stato proclamato beato. E dopo otto anni, non sembra prossima la sua canonizzazione.

<<Le varie fasi previste dalle leggi ecclesiastiche per la canonizzazione sono ultimate da tempo.  Ora si attende la conferma dal cielo, e cioè un miracolo attribuito all’intercessione di Giovanni XXIII, e verificatosi dopo la sua beatificazione. I miracoli avvenuti prima non servono per questa seconda e definitiva tappa, la canonizzazione.

<<Ogni giorno arrivano qui da me segnalazione di grazie, anche eccezionali. Due avevano tutte le caratteristiche per essere considerate miracoli autentici, ma, per ragioni varie, non siamo riusciti  ad avere sufficienti documentazioni mediche. Per la beatificazione avevamo un miracolo strepitoso: la guarigione improvvisa di una  giovane suora, Caterina Capitani, che stava morendo, dopo essere stata sottoposta a vari interventi chirurgici, con l’asportazione di vari organi, come lo stomaco, la milza, parti dell’intestino. I medici che l’avevano operata, vennero a testimoniare affermando che  ritenevano inspiegabile il fatto che Suor Caterina fosse viva e tenesse un ritmo di attività intensissimo, per cui consideravano la sua esistenza un miracolo continuo, che si ripeteva ogni giorno. Nelle guarigioni successive, necessarie per la canonizzazione,  non abbiamo avuto la piena collaborazione dei medici, e quindi siamo ancora in attesa. Ma non bisogna avere fretta. E’ Dio che proclama i santi, e Lui sa quando è il momento più opportuno per farlo>>.